L’Urlo di Edvard Munch (1863-1944) e la sua angoscia di vita
Attualmente presso la prestigiosa sede del MoMA a New York si sta svolgendo una mostra monografica su Edvard Munch (dal 24 Ottobre 2012 al 29 Aprile 2013), pittore norvegese, simbolista, incisore e importante precursore dell’arte espressionista, conosciuto per la sua opera “L’Urlo” (1893) una delle più celebrate al mondo, diventata l’opera d’arte più costosa mai venduta all’asta per la stratosferica cifra di 120 milioni di dollari da un anonimo acquirente che ha poi scelto di esporla nel museo più importante e prestigioso del mondo il MoMA. A vendere all’asta l’opera è stato un imprenditore immobiliare norvegese Olsen il cui padre viveva vicino a Munch nella cittadina di Hvitsten. Con la somma ricavata dalla vendita Olsen ha intenzione di aprire un museo e un albergo lungo i fiordi, dove l’artista era solito dipingere. Munch ha fatto di quest’opera quattro versioni tra il 1893 e il 1910 (più volte rubate e poi per fortuna regolarmente recuperate).
L’esposizione presenta un pastello su tavola del 1985, l’unica opera rimasta in mani private prestato da un collezionista, le altre tre versioni sono olii realizzati tra il 1893 e il 1910 e si trovano tutti in Norvegia: due nel Museo Nazionale di Oslo e uno il più recente al Munch Museum. Glenn D. Lowry, (direttore del Moma), ha dichiarato in una intervista al New York Times che per i visitatori del museo, questa sarà una rara opportunità di vedere questa straordinaria opera d’arte. Sempre lo stesso Lowry ha dichiarato che: “in qualità di immagine iconica, l’urlo ha raccolto l’attenzione in tutto il mondo per la sua cruda rappresentazione della condizione umana”, per la presenza di una figura inquietante e calva su un ponte sotto un cielo giallo-arancio che lancia un urlo. Il dipinto è stato originariamente concepito da Munch come parte del fregio della vita della serie “Life” che esplora la progressione della vita moderna, concentrandosi sui temi di angoscia, paura, malinconia, ansia, amore, angoscia e morte. Particolarmente interessato alla rappresentazione espressiva delle emozioni e delle relazioni personali Munch è stato associato allo sviluppo internazionale del simbolismo nel 1890 e riconosciuto come un precursore dell’Espressionismo del XX secolo.
Sono tanti a considerare troppo brutta e sgraziata la sua opera per riconoscervi un capolavoro, innegabile e la sua forza straordinaria, un moto di violenta espressione interiore che nella sua oggettiva bruttezza pare moltiplicarsi. Due versioni, quella del 1893 e quella del 1910 sono state rubate due volte, la prima nel 1994, quando due ladri hanno fatto irruzione nella Galleria Nazionale della Norvegia a Oslo fuggendo col dipinto poi recuperato e rimasto illeso nello stesso anno. L’altra versione è stata prelevata assieme ad una Madonna sempre dello stesso artista nel 2004 da uomini armati e mascherati dal Museo Munch. Entrambe le opere sono state poi recuperate due anni dopo.
“L’urlo”, o anche “Il grido” (titolo originario: Der Schrei der Natur, in tedesco “Il grido della natura”) è stato realizzato in più versioni come per le altre opere di Munch: la prima fu realizzata nel 1893 su cartone con olio, tempera e pastello, come simbolo di angoscia e di smarrimento che segnano tutta la vita del pittore norvegese. La scena rappresenta un’esperienza vera della vita dell’artista mentre si trovava a passeggiare con degli amici su un ponte della cittadina di Nordstrand, il suo animo venne pervaso dal terrore. Così descrive la scena lo stesso Munch con alcune righe scritte sul suo diario mentre era malato a Nizza: “Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo nero azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Si distinguono chiaramente sullo sfondo i due amici che si allontanano lungo il ponte, estranei al terrore che angosciava il loro compagno. Mentre la bocca spalancata sembra emettere dei suoni che sconvolgono il paesaggio con delle linee curve, ma non la strada, l’unica consigliera e amica dell’uomo, testimonianza della freddezza di talune persone. Il volto deformato sembra un teschio; anche il corpo sembra essere privo di colonna vertebrale. La funzione comunicativa prevalente individuata nel dipinto attraverso la lettura dell’opera è espressiva. L’uso del colore e gli accostamenti cromatici associati a lunghe pennellate tese a deformare i soggetti rappresentati suggeriscono uno stato emotivo di angoscia. L’associazione delle linee ondulate con le linee diagonali crea un senso di dinamicità che provoca tensione nell’osservatore. L’uso della luce contribuisce a far scaturire nell’osservatore un senso di inquietudine poiché conferisce l’immediatezza dell’evento rappresentato, colpendo la figura principale frontalmente come se venisse illuminata dalla luce di un flash. Anche la composizione degli elementi costitutivi del quadro è orientata a sottolineare l’aspetto espressivo dell’opera mettendo in primo piano il soggetto che emette l’urlo, staccandolo dallo sfondo attraverso la frapposizione dell’elemento ponte. Tale visione di Munch non va solo letta sul piano introspettivo, poiché può essere stato in parte un fenomeno naturale realmente accaduto a causa dell’eruzione vulcanica avvenuta nelle isole Fiji i cui effetti di luci sono stati visibili sino in Norvegia. L’opera in mostra al MoMA è la versione della serie caratterizzata dai colori più vivi, l’unica a presentare sullo sfondo un “secondo uomo”, una figura affacciata al ponte che si staglia contro il cielo infuocato del tramonto. La cornice è originale dipinta dall’artista, e riporta la poesia che ispirò il soggetto e alcuni versi scritti da Munch per descrivere il sentimento di angoscia e terrore che lo aveva colto mentre camminava al tramonto con alcuni amici.
Tale versione verrà istallato al MoMA nelle gallerie del museo di pittura e scultura, insieme ad una selezione di stampe di Munch tratte dalla vasta collezione del Museo.