“Ritroviamo il senso dell’unità nazionale”
Festeggiamo oggi come ricorrenza storica il 17 marzo, che nel 2011 ha segnato il compiersi del 150mo anno di vita dell’Italia unita. In quell’occasione, e lungo molti mesi, si sono svolte in tutto il paese innumerevoli celebrazioni, dalle più solenni sul piano nazionale e anche internazionale, alle più semplici e partecipate nelle scuole, in seno ad associazioni di ogni sorta, nei Comuni, nei centri più piccoli, con vaste e calorose adesioni di giovani e di cittadini. Ebbene, è molto importante non dimenticare quel che esse hanno significato : gli italiani si sono mostrati consapevoli di quel che di meglio abbiamo fatto nella nostra storia, e soprattutto di come siamo riusciti a superare momenti difficili e drammatici grazie a un grande sforzo per superare le divisioni tra noi, per unire le nostre energie e volontà. Così superammo le terribili prove della guerra e del dopoguerra, liberandoci dalla dittatura, dandoci con la Repubblica e la Costituzione regole di libertà e democrazia, ricostruendo l’Italia dalle rovine e facendola diventare già 50 anni fa uno dei paesi più sviluppati e moderni in Europa e nel mondo.
E’ per ricordare e rivivere tutto questo che il 17 marzo lo celebriamo, e lo celebreremo ogni anno, come Festa dell’Unità d’Italia. Siamo oggi – noi italiani – credo che lo sappiamo bene, di nuovo in un momento difficile e duro, per l’economia che non cresce, per la disoccupazione che aumenta e dilaga tra i giovani, per il Mezzogiorno che resta indietro, per quel che non va nello Stato, nelle istituzioni, nella politica e che va modificato, che richiede, e già da tempo, di essere riformato.
Ritroviamo dunque come nelle celebrazioni del Centocinquantenario, orgoglio e fiducia, e ritroviamo – ha concluso il Capo dello Stato – il senso dell’unità necessaria. Unità, volontà di riscatto, voglia di fare e stare insieme nell’interesse generale, senza dividerci in fazioni contrapposte su tutto, senza perdere spirito costruttivo e senso di responsabilità.
(fonte: Quirinale.it)
“La spesa pubblica dedicata all’istruzione e alla formazione nel Mezzogiorno è il 6,7% del Pil contro il 3,1% destinato al Centro-Nord”, dai vostri dati traspare discriminazione verso il Nord nel campo dell’istruzione, ovvero potendo analizzare qualsiasi dato verrebbero alla luce i motivi per cui l’Italia è malgovernata e amministrata.
Ed il nuovo governo non apporterà alcun miglioramento, ma sarà solo l’ultimo artefice di una recessione non solo economica.