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La nuova Chiesa di Papa Francesco

Intervista a Massimo Faggioli, professore di Storia del cristianesimo alla University of St. Thomas a Minneapolis/St. Paul
di Fabio Germani

papa_francescoLe immagini di lui in metropolitana o mentre fa visita ai malati. La scelta di chiamarsi Francesco. L’auspicio di una Chiesa povera per i poveri e le battute d’affetto e simpatia rivolte ai giornalisti. Ad azzardare un paragone, l’approccio mediatico di Papa Bergoglio è più simile a quello che fu di Wojtyla che non a quello di Ratzinger. E ciò nonostante una parte di stampa avversa, che si rifà alle accuse di Horacio Verbitsky secondo il quale Bergoglio, da cardinale, sostenne la dittatura militare in Argentina. Voci – fondate o meno, vedremo – a parte, la sua elezione a Vicario di Cristo è stata accolta positivamente da cattolici e non credenti. Sarà anche per quel suo modo gentile di fare: “Buongiorno”, “Buonasera”, “Buon pranzo”. Oppure perché scende in strada e saluta i fedeli accorsi in Piazza San Pietro per lui. “Papa Francesco – spiega a T-Mag Massimo Faggioli, professore di Storia del cristianesimo alla University of St. Thomas a Minneapolis/St. Paul – è molto vicino all’ideale di papa che tanti cattolici nutrivano: un non ideologo, non radicale, pastore, vicino ai poveri, con uno stile di vita umile. Deluderà molti modernizzatori che volevano anche una sterzata sulle questioni morali. Questa sterzata – prosegue – non ci sarà dal punto di vista dottrinale, ma si è già vista dal punto di vista dello stile. Tutto questo si somma alla sua identità latinoamericana, all’essere figlio di emigrati, all’essere gesuita. Il nuovo Papa è perciò una sorpresa e un’incognita”. Sorprese che, almeno formalmente, già non sono mancate. Come ad esempio quella di ricevere martedì, prima della cerimonia di intronizzazione (partecipano all’evento circa 80 leader stranieri e 132 delegazioni), l’anello del pescatore in argento e non d’oro secondo tradizione. “Di certo questo Papa – afferma Faggioli –, con il suo passato di pastore, si trova avvantaggiato di fronte al compito di ripulire la Chiesa e soprattutto il governo centrale della Chiesa in Vaticano dalle incrostazioni nostalgiche che erano tornate di moda negli ultimi anni. Un certo mondo è finito, una Chiesa più cosciente della sua dimensione globale non può tollerare certi aspetti di corte”.
Eppure, non molto tempo fa, Benedetto XVI lanciò un “allarme secolarizzazione”. Basterà Bergoglio ad evitarlo? “Credo che la secolarizzazione – risponde il professore – continuerà ad essere una delle questioni-chiave per il futuro di qualsiasi papa. Forse più declinata in termini di ‘secolarismo’ ideologico che di ‘secolarizzazione’ come fenomeno non ideologico, parte del pluralismo della società contemporanea. La secolarizzazione finora ha toccato particolarmente l’Europa, ma anche le Americhe ne sono tutt’altro che immuni”.
Scandalo pedofilia, vicende poco chiare riconducibili allo Ior, il caso Vatileaks. Sicuramente sono vicende che allontano i fedeli dalla Chiesa. “Ma a mio parere – risponde Faggioli – la gran parte degli allontanamenti hanno a che fare con altri motivi di distanza dalla fede religiosa, che poi si traducono in abbandono quando si viene a conoscenza di uno scandalo. La differenza tra Chiesa in Europa e in altri continenti, come in America, è che in altri contesti l’abbandono della chiesa conduce spesso a cercarne un’altra, non cattolica. In Europa, invece, avviene quasi sempre un abbandono del cristianesimo punto e basta”.
Sulle dimissioni di Benedetto XVI si è detto di tutto e di più. Dicerie e illazioni possono far crescere dubbi a quanti si sono sentiti traditi dalla missione della Chiesa. Possono creare un precedente in grado di accentuare il fenomeno dell’abbandono? “È chiaro che le dimissioni di Benedetto XVI possono essere un precedente per i successivi papi. Tuttavia, se lo saranno o no dipenderà anche dall’interpretazione storica e teologica che si darà delle dimissioni negli anni a venire. Con le dimissioni c’entrano l’età e la salute, ma anche altre questioni più profonde del pontificato Ratzinger. Se la Chiesa – conclude il professor Faggioli – dovesse capire che ci sono stati anche ulteriori motivi, allora potrebbe essere un evento eccezionale e non un precedente”.

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