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La sanità al tempo della crisi economica

sanità_piccoli_ospedaliSecondo i dati del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), aggiornati al 6 aprile 2012, la spesa sanitaria corrente a carico del SSN ha subito nel 2011 una crescita dell’1,3% rispetto al 2010, in linea con l’incremento registrato l’anno precedente, pari all’1,1%. Il rallentamento del trend di crescita degli ultimi anni è particolarmente evidente nel 2011 se al dato di spesa complessiva si sottraggono gli ammortamenti (1,494 miliardi di euro), che erano stati esclusi negli esercizi precedenti. Riportando i dati a coerenza di voci spesa, l’incremento nel 2011 è stato pari allo 0,056% rispetto al 2010. Per la quinta volta dal 1995, e per il secondo anno consecutivo, il tasso di crescita della spesa sanitaria pubblica è risultato inferiore al tasso di crescita del Pil. Questo dato conferma come la sanità sia uno dei settori più interessati da politiche di contenimento dei costi. Ad ulteriore conferma, è interessante notare come dal 2001 al 2011 il tasso di crescita medio annuo della spesa corrente pubblica sia stato del 3,7%, a fronte dell’8,1% rilevato nel periodo 1995-2001. La spesa sanitaria privata corrente mostra invece una diminuzione dell’1% rispetto al 2010. Il suo trend, tendenzialmente speculare a quello della spesa pubblica fino al 2001 (con aumenti più elevati nei momenti di contrazione della crescita della spesa pubblica), mostra tra il 2003 e il 2009 un aumento contenuto, sistematicamente inferiore alla spesa pubblica e con tendenza decrescente. Nel 2010 la spesa privata corrente era cresciuta del 3%, ovvero più del triplo rispetto
alla spesa pubblica corrente, mentre nell’ultimo anno è diminuita dell’1%, registrando un dato in controtendenza rispetto alla sostanziale stasi della spesa pubblica corrente (al netto degli ammortamenti).
Complessivamente la spesa sanitaria corrente (quella pubblica sommata a quella privata) ha superato, nel 2011, i 140 miliardi di Euro (pari al 9% del PIL), con un incremento dello 0,9% rispetto al 2010 ed una crescita media del 3,3 % tra il 2001 e il 2011.
A fronte della spesa pubblica, i ricavi netti complessivi del SSN nel 2011 sono stati pari a 111,110 miliardi di euro, in aumento dell’1,8% rispetto al 2010. L’incremento è in parte dovuto all’inclusione di costi capitalizzati, pari a 1,067 miliardi di euro, senza i quali l’incremento netto sarebbe pari allo 0,8%. Il disavanzo pubblico, infine, si attesta nel 2011 a 1,78 miliardi di euro, in calo del 19% rispetto al 2010.
Nel 2011 il tasso di crescita della spesa sanitaria pubblica corrente presenta notevoli differenze tra le Regioni, con variazioni percentuali rispetto al 2010 che vanno dal +6,7% della Provincia Autonoma di Trento al –2,1% della Puglia. È interessante osservare come il tasso di crescita della spesa risulti mediamente più basso nelle Regioni che hanno stipulato un Piano di Rientro con la Pubblica Amministrazione centrale. In particolare, la crescita media nelle Regioni interessate da PdR è stata pari a +0,2%, contro una crescita media nelle altre Regioni pari a +2,4%. I tassi di crescita medi annui per area geografica sono invece molto simili: se si guarda all’intero arco temporale dal 1990 al 2011, si osserva un aumento leggermente più contenuto nelle Regioni del Sud, mentre dal 1995 al 2001 sono le Regioni del Nord ad evidenziare tassi di crescita più modesti (e quelle del Sud aumenti più significativi).
Infine, nell’ultimo decennio sono nuovamente le Regioni del Sud ad evidenziare l’andamento di crescita più contenuto.
In genere, le Regioni del Sud presentano un valore superiore alla media, essenzialmente a causa del PIL, inferiore a quello delle Regioni del Nord (la spesa sanitaria riflette in misura soltanto indiretta il grado di sviluppo economico, anche per la presenza dei meccanismi di perequazione finanziaria interregionale; pertanto il suo peso rispetto al PIL non si mantiene costante, ma tende ad essere maggiore nelle Regioni con PIL più basso).
Nelle Regioni del Centro-Nord la spesa sanitaria pubblica procapite è più elevata della media nazionale, con le eccezioni di Veneto, Umbria e Marche; al Sud, fatta eccezione per il Molise e la Sardegna, la spesa è invece inferiore alla media nazionale. La variabilità interregionale nel 2011 si è leggermente accentuata (+1,1 punti percentuali rispetto al 2010, anno in cui la variabilità aveva ricominciato a crescere), mentre era risultata particolarmente ridotta nel 2009, quando era di 2,4 punti percentuali più bassa rispetto ai valori del
2005.

(fonte: Rapporto Oasi 2012 – Università Bocconi)

 

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