Italian Graffiti: la differenza tra arte e vandalismo
Ultimamente, a Roma, e più precisamente sotto un cavalcavia in via Ostiense, sono stati realizzati alcuni graffiti, veri e propri pezzi di street art, raffiguranti tra le altre cose diversi personaggi famosi sepolti nel vicino cimitero acattolico di Testaccio (come Antonio Gramsci e Percy Shelley). Un vero e proprio omaggio all’arte, insomma. E da non confondere assolutamente con gli atti vandalici che purtroppo sono in rapido aumento nella Capitale.
Anche nel mondo del graffitismo i writer che non hanno alcuna preparazione e capacità artistica sono visti in cattiva luce: infatti i cosiddetti “toy” vengono nella maggior parte dei casi emarginati dalla comunità writer e non riconosciuti come tali.
I toy infatti puntano, più che alla qualità del loro prodotto artistico, alla quantità dei loro “tag” per acquisire fama e notorietà all’interno dell’ambiente dei graffiti, e solitamente, anziché creare veri e propri murales, prediligono l’imbrattamento di muri e metropolitane, provando anche a rovinare opere d’arte e patrimoni artistici delle varie città, forse dettato anche da un desiderio di ribellione giovanile o semplicemente da un’incapacità artistica che non permette loro di realizzare altro.
Diversa è invece la questione che riguarda i writer-artisti.
Prima di tutto è necessario fare una divisione tra le diverse tipologie di graffitismo: troviamo quindi l’aerosol art, i graffiti logo, la tag (che, come già detto precedentemente, è l’unica espressione “artistica” dei toy), la street art e lo stencil graffiti.
Alcuni di questi stili nacquero in America alla fine degli anni Sessanta, ma fiorirono in tutto il mondo nel corso degli anni 80, accostandosi alla cultura dell’hip hop di quel periodo e ‘sfornando’ tra gli altri due artisti divenuti famosi nel panorama artistico mondiale: Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.
L’aerosol art è lo stile più comune e noto all’interno del mondo graffiti: si caratterizza per l’uso della bomboletta spray con applicazioni pittoriche aerografiche, solitamente raffiguranti il nickname del writer stilisticamente portato quasi a disegno astratto, arricchito di colori e giochi d’ombre, mentre nei graffiti-logo l’artista associa il suo nickname a un vero e proprio marchio, un design creato ad hoc.
La tag è invece la firma del writer, usata talvolta anche senza un vero e proprio lavoro artistico ‘da firmare’, riproducente il nickname dell’artista e riprodotta con grazie e ‘bombature’. Questa tecnica viene storpiata da toy e poser i quali, non avendo alcuna capacità artistica, riproducono sui muri firme insensate e con l’unico scopo di imbrattare il suolo pubblico.
La street art è forse l’arte più apprezzata nell’ambiente dei graffiti e non solo: sono infatti veri e propri capolavori su muro. Prima che writers gli artisti sono quindi pittori, e nella maggior parte dei casi più rispettosi rispetto agli altri colleghi, prediligendo spazi adibiti alla loro arte ed evitando muri di case, portoni, vagoni della metro, ecc. Le tecniche utilizzate variano in base all’opera realizzata: si passa dalla classica bomboletta spray agli stickers, stencils, installazioni.
Lo stencil graffiti è una tecnica che sta riscuotendo un particolare successo soprattutto negli ultimi anni: usando per l’appunto uno stencil, il writer crea un’immagine più o meno nota (è molto usuale trovare in giro per le strade stencil di quadri o icone famosissime) e con maggiore rapidità rispetto ad un disegno realizzato senza l’aiuto di ‘negativi’.
E’ bello vedere, in conclusione, il suolo pubblico arricchito di disegni e opere realizzati con cura e maestria, poiché possono rendere un banale e cupo muro un vero e proprio allestimento d’arte.
Ma si dovrebbe prestare maggiormente attenzione a chi si spaccia writer e poi imbratta senza alcuna autorizzazione case, strade, monumenti con firme che più che arte sono pallide imitazioni di stili più famosi e sgorbi. Perché imbrattare patrimoni dell’umanità? Altro che ribellione giovanile, magari un’invidia artistica.