Il lavoro che non si trova né si cerca
Sono due milioni e 975 mila, il 2,7% rispetto ad un anno fa, gli inattivi disponibili ad un impiego ma che nelle ultime quattro settimane non hanno fatto nulla per ottenerlo. Un numero, questo, superiore anche quello dei disoccupati in senso stretto: due milioni e 744 mila. In totale si parla quindi di oltre cinque milioni di italiani alle prese con un mercato del lavoro inesistente.
Un dramma questo che con il passare del tempo non fa che aggravarsi: da cinque anni a questa parte gli italiani senza lavoro sono aumentati di un milione e 238 mila unità, passando da un milione 506 mila a due milioni e 744 mila.
Al contrario in Europa, dove i disoccupati sono un numero di gran lunga superiore agli inattivi. Si parla infatti di 25 milioni di senza lavoro contro otto milioni e 800 mila inattivi, di cui un milione e 300 mila sono scoraggiati.
In aumento anche i sottoccupati part-time che passano a 605 mila, registrando un incremento del 34,1% rispetto al 2011, dunque circa 154mila unità in più, e del 66% rispetto al 2007, quindi di 241mila unità. Discordante, anche in questo caso, il dato italiano rispetto alla media Europea: in Italia questa tipologia di lavoratori rappresenta il 2,4% del totale della forza lavoro contro il 3,8% della media europea.
Guardando più in particolare risulta che nel 2012 la crescita degli inattivi ha riguardato soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni ma in maniera sostanziale anche gli adulti tra i 35 e i 54 anni e i 55-74enni.
Solo al Sud d’Italia chi non cerca ma vorrebbe lavorare equivale a circa un quarto della forza lavoro, un milione e 928mila. Un valore questo cinque volte superiore a quello dell’Italia settentrionale. Superiore rispetto agli uomini, un milione e 134 mila, la quota di donne inattive che hanno smesso di cercare lavoro: un milione 841 mila.
Allarmante il dato relativo a quanti hanno smesso di cercare lavoro perché rassegnatisi al fatto che non riusciranno a trovarlo: si parla di un numero pari a un milione e 300 mila unità, il 42,7% del totale.
Le statistiche di cui si è parlato emergono dal rapporto Disoccupati, inattivi, sottoccupati di Istat e segnala che l’aumento, negli ultimi cinque anni, nella partecipazione al mercato del lavoro non ha riguardato solo i disoccupati: l’aumento del tasso di chi cerca un’attività, passato dal 6,1% del 2007 al 10,7% del 2012, cammina a braccetto, oltre che con una perdita di 323mila occupati, con una crescita della forza lavoro potenziale, dunque di inattivi disponibili a lavorare e inattivi alla ricerca, e dei sottoccupati part-time.