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Il più grande allenatore di tutti i tempi

di Mirko Spadoni

alex_ferguson_01A dir la verità già altre volte aveva annunciato l’intenzione di ritirarsi, di abbandonare tutto e lasciare ad altri l’incombenza di far vincere il Manchester United. Poi ci ripensò e tornò a fare ciò che gli riusciva meglio più di chiunque altro. Questa volta invece non tornerà sui suoi passi, Sir Alex Ferguson ha detto basta all’età di 71 anni. Ha deciso di smettere a pochi giorni dal suo ultimo successo: l’ennesimo campionato inglese vinto dopo aver dominato per tutta la stagione. “E’ il momento giusto per una decisione molto difficile – ha detto Alex Ferguson, nominato Sir dalla regina Elisabetta nel luglio del 1999, spiegando il perché di tale scelta – Per me era importante lasciare la struttura nelle migliori e più forti condizioni possibili. La qualità della rosa che ha appena vinto il campionato e la sua età media garantiscono altri successi negli anni a venire”.
A parte i successi e i trofei, la carriera di Ferguson lascia anche un insegnamento: non basta riversare fiumi di denaro nei conti correnti dei calciatori per vincere. Non è sufficiente allestire una rosa infarcita di stelle, giovani talenti e campioni affermati. O meglio, a volte è sufficiente, magari per vincere uno o due titoli e portare a casa qualche coppa. Ma non basta per vincere alla maniera di Sir Alex Ferguson, uno che di successi ne sa più di chiunque altro. Uno che ha abituato i suoi datori di lavoro, i suoi tifosi e i suoi giocatori ad aprire la bacheca ogni anno per riporci uno o più trofei. E’ necessario, ha spiegato in diverse occasioni, far sentire tutti i membri del club (dai ragazzi delle giovanili, ai componenti della prima squadra, passando per i magazzinieri e i massaggiatori) parte integrante di un progetto. Solo così puoi avere la meglio sui tuoi avversari. Perché la differenza non sta solo nelle capacità tecniche, nella perfezione tattica dei giocatori e della squadra, ma anche nella sua gestione.
alex_ferguson_02Una filosofia vincente, la storia lo dimostra. Con Sir Alex in panchina, le possibilità di conquistare un trofeo aumentano esponenzialmente. Basta dare un’occhiata al suo palmares per rendersene conto: 50 titoli vinti in 39 anni di carriera. Il primo nel 1980, quando vinse il campionato di Scozia con l’Aberdeen, l’ultimo solo qualche giorno fa, quando ha portato a casa il titolo di campione d’Inghilterra con il suo Manchester United.
Ma prima di sedersi in panchina e di dire agli altri cosa fare e come muoversi in campo, Alex Ferguson dimostrò di saperci fare con il pallone tra i piedi. E più di ogni altra cosa, dimostrò di sapere come mandare la palla in rete: in 317 partite disputate in carriera, mise a segno ben 170 gol. Da calciatore, vinse poco: due campionati di prima divisione scozzese e un titolo di capocannoniere nella massima serie scozzese (nel 1966), quando vestiva la maglia Dumferline.
Nell’estate del 1974, dopo aver vestito anche la casacca dei Rangers di Glasgow, decise di smettere di correre in lungo e in largo sul rettangolo di gioco, per accomodarsi a bordo campo. Iniziò così la carriera da allenatore di Alex Ferguson, che come prima esperienza allenò l’East Stringshire. Ma la sua avventura nella cittadina di Falkirk durò solo per un anno. Nella stagione successiva venne ingaggiato dal Saint Mirren, club che grazie a lui approdò nella massima serie scozzese nel 1977. Una promozione in massima serie e una salvezza conquistata l’anno successivo non bastarono ad Alex Ferguson per farsi confermare nuovamente sulla panchina della società bianconera, che decise di esonerarlo. Ma il futuro manager del Man United aveva attirato le attenzioni di un blasonato club scozzese: l’Aberdeen. E qui iniziò l’ascesa nel mondo del calcio di Ferguson, qui l’ancora Alex cominciò a collezionare i primi trionfi: tre campionati scozzesi (1979 – ’80, 1983 – ’84 e 1984 – ’85), quattro coppe di Scozia (1981- ‘82, 1982- ‘83, 1983- ‘84, 1985- ‘86), una coppa di Lega scozzese (1985- ‘86), una Coppa delle Coppe ( 1982 – ’83) e una Supercoppa europea (1983).
Nel 1986, firmò per il Manchester United. Era il 6 novembre e quel giorno lì cominciò un’avventura lunga 27 anni, fatta di successi e di trionfi in Inghilterra così come in Europa e nel mondo.
alex_ferguson_03“Quando sono arrivato” a Manchester “dovevo cominciare da zero creando le fondamenta di una società di calcio, non ero l’erede di qualcosa già in piedi”, raccontò lo scorso anno nel corso di un’intervista al Corriere dello Sport. Allora decise di cominciare da ciò che gli riusciva meglio: lavorare sui giovani talenti per farli diventare brillanti stelle del calcio. I nomi di David Beckham, Ryan Giggs e Paul Scholes sono noti a chiunque e tutto questo è merito solo di Sir Alex. Far crescere dei ragazzi poco più che adolescenti, educarli al lavoro di squadra, non è semplice, anzi. Ci vuole tempo, pazienza, passione e dedizione. Ci vuole, in sostanza, tanto impegno. Ma Ferguson non ha dubbi che questa sia la tattica vincente anche nel calcio moderno, dove bisogna vincere sempre, comunque e il prima possibile: “Quando dai un’opportunità ai giovani, la colgono e ti rimangono fedeli proprio perché hai dato loro una fiducia così grande”. E c’è da credere a uno che è stato eletto miglior allenatore del XXI secolo dall’IFFHS, l’Istituto internazionale di storia e statistica del calcio.
A differenza di quanto accaduto in altri club, nei pressi dell’Old Trafford le vittorie si sono susseguite anno dopo anno. A partire dal 1990, anno in cui i Red Devils e Sir Alex conquistarono il loro primo trofeo assieme (una coppa d’Inghilterra), hanno concluso per 13 volte il campionato in testa alla classifica, hanno alzato una Coppa delle Coppe (1990 –‘ 91), due Champions League (1998 –‘99, 2007 –’08), una Coppa del Mondo per club (2008), una coppa Intercontinentale (1999), quattro coppe d’Inghilterra (1993 -‘94, 1995 – ‘96, 1998 – ‘99, 2003 – ’04), quattro coppe di Lega inglese (1991 – ‘92, 2005 – ‘06, 2008 – ‘09, 2009 – ’10) e dieci Charity Shield (1990, 1993, 1994, 1996, 1997, 2003, 2007, 2008, 2010, 2011).
E mentre il resto del mondo rimaneva a guardare, tra un misto di invidia e ammirazione, a Manchester c’è chi non ha mai smesso di gioire e da oggi non smetterà di ringraziare Alex Ferguson, baronetto della Regina Elisabetta e più grande allenatore di tutti i tempi.

 

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