Quell’opportunità chiamata Europa
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla dichiarazione Schuman, il 9 maggio 1950. Quella che con il tempo sarebbe divenuta Unione europea è oggi alle prese con una profonda crisi economica e di identità. All’epoca la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) era il primo tentativo di una concessione di sovranità ad un’organizzazione intergovernativa. Dal Trattato di Roma in poi gli Stati che mano a mano ottenevano lo status di membri della futura comunità europea, così come la conosciamo oggi, hanno lavorato assiduamente ad una migliore e sempre maggiore integrazione. Tuttavia la crisi che è rimbalzata dagli Stati Uniti al Vecchio Continente ha messo in luce le divergenze tra i Ventisette, soprattutto ha posto le basi – fin dall’introduzione della moneta unica, adottata da 17 Paesi membri – per una regia a Bruxelles tutta rigore e assestamento dei conti pubblici con ripercussioni talvolta sulla crescita e sull’occupazione.
Quest’ultimo è uno dei problemi prioritari per l’Ue. La Bce prevede “ulteriori perdite di posti di lavoro e aumento della disoccupazione nei prossimi mesi” nell’eurozona. E i più colpiti dalla crisi occupazionale, neanche farlo apposta, “sono i giovani e i lavoratori a bassa qualificazione”. Ma il pilastro democratico dell’Europa non può essere messo a rischio, semmai deve essere rinvigorito. “Se l’Europa dimentica le ragioni ideali della propria nascita, essa è destinata al fallimento”, ricorda il vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, nel videomessaggio per celebrare il 9 maggio. “L’Europa – aggiunge Pittella – non può essere fatta solo di patti di stabilità e di manovre di bilancio” perché “l’Europa nasceva come una grande speranza ed un’opportunità per tutti”.
“Traendo ispirazione da quella dichiarazione di sessantatre anni orsono e dalla coerenza dei padri fondatori, oggi l’Unione europea – è invece il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – non può esitare dinanzi al nuovo percorso da compiere. Troppo pressanti sono i problemi sociali ed economici. Se ne debbono far carico pienamente le istituzioni europee rispondendo alle attese delle giovani generazioni e suscitando in esse rinnovata fiducia nella fecondità dell’esperienza e del disegno dell’Europa unita”.
“Occorre senza concederci alcuna indulgenza – ha sottolineato Napolitano –, proseguire sulla via delle riforme e dell’effettivo sollecito avvio di indispensabili politiche comuni a sostegno della ripresa dell’economia e dell’occupazione. Sono convinto che l’Italia non mancherà in questo contesto di dare il proprio convinto e forte contributo alla prospettiva dell’unità politica europea secondo l’originale ispirazione federalista che la caratterizza”.