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“La donna artista deve volare alto”

Il ricordo di Franca Rame
di Gioia Salvatori

franca_rame“La donna artista deve volare alto, ma non volevo che tu avessi una brutta compagna come la morte” A. Merini.
“Deve volare alto”. Così scrive la Merini delle artiste, delle donne, di volare, di andare in alto.
Per questo la perdita di un’artista come Franca Rame oggi ci ricorda quanto siamo chiamate a fare, dove siamo chiamate a volare, ad andare nonostante tutto.
Quando se ne va qualcuno che ha vissuto con passione, la retorica nel ricordo è una tentazione forte, un modo per acquietarsi la coscienza per mettersi a rimpiangere quelli che lottavano, la forza, il coraggio, per sciorinare parole per le tribune, per le grandi cerimonie.
La morte di un’attrice come la Rame, oggi, in un paese in cui muore uccisa una donna ogni tre giorni, ci aiuta a ricordare e ad osservare la sua esposizione continua, la sua esigenza di denuncia, il suo raccontarsi, affermarsi e chiedere di essere riconosciuta proprio in quanto donna.
Franca Rame inizia a calcare il palcoscenico da piccolissima, lei stessa racconta addirittura intorno agli otto giorni di vita, perché figlia di una famiglia di attori che avevano una compagnia di giro e che la impiegarono fin da subito nei testi in cui c’era bisogno di un neonato.
Crescendo si dedica alla Rivista, genere assai di moda negli anni ’50; in seguito l’incontro con l’attore Dario Fo con cui inizia un sodalizio d’amore e di lavoro che durerà fino alla sua scomparsa.
E’ la storia di un grande amore quello tra la Rame e Fo, un amore che attraversa la storia d’Italia degli anni della contestazione in cui la coppia si produce in moltissimi spettacoli che faranno epoca da “Morte accidentale di un anarchico” a “Tutta casa, letto e chiesa!” e “Parliamo di donne, sesso?” fino a “ Lo stupro”, testo plurirappresentato, testimonianza che racconta la notte del 9 marzo 1973 in cui la Rame fu costretta a salire su un furgone da alcuni militanti dell’area di estrema destra e brutalmente stuprata.
Era femminista, Franca Rame, politicizzata e militante, si faceva sentire e a gran voce.
Nel 2006 fu eletta senatrice e nel 2008 lasciò la poltrona dichiarando: “Le istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato”.
Da ieri gira su internet uno stralcio commovente di una sua lettera a Dario Fo indirizzata a lui ma anche dialogo con se stessa, è una lettera evidentemente scritta di recente di cui mi piace riportare alcune righe:

“Quando ero piccola, sette, otto anni, mi veniva in testa un pensiero che mi esaltava: morire.
Quando morirò?
Com’è quando si muore?
Come mi vestirò da morta?” […]
Forse mamma mi metterà quel bel vestito che m’ha cucito lei di taffetà lilla pallido orlato da un bordino di pizzo d’oro.
“Sembri un angelo! Quanto è bella la mia bimba che compie gli anni!” mi diceva.
A volte mi stendevo sul lettone di mamma: vestito, calze, scarpe, velo bianco in testa, una corona del rosario tra le mani poste sul petto (tutta roba della Cresima), felice come una pasqua aspettavo che qualcuno mi venisse a cercare e si spaventasse…scoppiando in singhiozzi. “E’ mortaaa! Franchina è mortaaaaa?!” E tutti a corrermi intorno piangendo…arrivavano i vicini, il prete e tutti rosariavano in coro.
Arrivasse un cane di un cane. Nessuno spuntava […]
[…]“Sono felice di aiutare Dario che è il MIO TUTTO, curare i suoi testi, prepararli per la stampa, ma mi manca qualcosa… quel qualcosa che non mi fa amare più la vita.È per questo che voglio morire.
Ma non so come fare.
Immersa nella vasca da bagno e tagliarmi le vene?
Poi penso allo spavento di chi mi trova in tutto quel rosso.
Buttarmi dalla finestra, ma sotto ci sono gli alberi e finisce che mi rompo tutta senza morire: ingessata dalla testa ai piedi.
Avvelenarmi con sonniferi…ci ho già provato una volta…tre, quattro pastiglie e acqua… avanti così per un po’ e mi sono addormentata con la testa sul tavolo…
Insomma, morire è difficilissimo!
[…]
Penso anche al mio funerale e qui, sorrido. Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e anche nemiche…vestite di rosso che cantano “bella ciao”. [..]

Caro Dario tutto quanto ho scritto è per dirti che se non torno in teatro muoio di malinconia. Un bacio grande…

Franca Rame, 30 gennaio 2013

Tornare in teatro per tornare a raccontare di sé, del suo sguardo sul mondo, tornare a raccontarsi per non morire di malinconia, per amore di se stessa e del suo lavoro. Su questo sì che possiamo riflettere.
Muoiono tante attrici ultimamente.
Sono importanti le attrici in teatro, rappresentano “le donne” in scena, senza le attrici mancherebbe una parte delle storie. Certo, ci sono sempre gli attori maschi che possono travestirsi, ma vuoi mettere un’attrice, un’attrice di quelle che le vedi da come entrano che hanno qualcosa da dire, che sono furiose, vibranti, innamorate. Franca Rame aveva tante cose da dire e le ha dette. Auguriamoci tutte di riuscire a dire sempre di più, come faceva lei, come fanno tante donne che lavorano, lottano sentono, parlano, che ci sono e che si fanno sentire.
Buon viaggio.

 

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