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Il karate: come educare attraverso lo sport

Intervista a Stefano Maniscalco, atleta della Fiamme Gialle già campione del mondo
di Alessia Acanfora

maniscalco_karateUn karateca non perde mai. Il karate non è solo una disciplina sportiva ma anche e soprattutto una disciplina della mente. All’indomani della bocciatura del Cio, riunitosi a San Pietroburgo, svanisce il sogno Olimpico per il campione delle Fiamme Gialle, Stefano Maniscalco. Il karate ha ricevuto l’ennesimo “no” per le Olimpiadi: forse, nel 2020 fra gli sport della più importante manifestazione sportiva internazionale vedremo lo squash.
Stefano Maniscalco, classe 1982, non potrà aggiungere una medaglia Olimpica al suo palmarès ma potrà sicuramente continuare la sua carriera già piena di trionfi e soddisfazioni. Il finanziere palermitano, unico atleta italiano capace di vincere due titoli di Campione del Mondo Individuali consecutivi nel kumite, a Tampere (Fin) 2006 e Tokio (Giappone) 2008 e recente vicecampione d’Europa a Budapest, va dritto per la sua strada: si allenerà con la caparbietà di sempre per vincere e per portare l’esempio del karate in giro per il mondo, e per le scuole. Esiste un progetto della FiJLKAM (Federazione italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali), infatti, realizzato per far conoscere il karate durante l’orario scolastico, un progetto nato per educare anche attraverso lo sport. “Sono stato un ottimo studente ma credo che il valore aggiunto per i giovani di oggi passi attraverso la disciplina fisica – spiega Stefano Maniscalco a T-Mag -. Per educare questa nuova generazione, spesso priva di ideali e obiettivi, lo sforzo dei professori sui libri non basta. Credo fermamente che la scuola sia il luogo ideale per far crescere l’adesione dei ragazzi alla lealtà, alla correttezza, alle regole e al sacrificio: ma bisogna essere in grado di educare anche allo sport, attraverso lo sport. Io sono convinto – continua – che bisogna insegnare a lavorare per obiettivi. Fissare dei punti a cui mirare. Io ho fatto così, grazie anche agli insegnamenti della mia famiglia”. Figlio d’arte, è stato suo padre da piccolo a introdurlo nel mondo delle arti marziali. Forgiato dalla ginnastica artistica, l’atleta gialloverde ha portato il suo bagaglio di equilibrio e scioltezza sul tatami, diventando ben presto un campione. Impressiona sentirlo parlare del suo sport perché le sue parole diventano serie e quasi mistiche, come se per lui il karate avesse davvero un’aurea magica in cui alla base non c’è altro che la dicotomia corpo e mente. “Il karate è soprattutto uno sport che si vive a livello mentale. Il gesto del saluto al tatami, l’inchino al maestro, all’avversario educa al rispetto”. E non è banale pensare quanto un momento del genere possa diventare fondamentale: sul tatami si entra in un’altra realtà in cui ogni gesto tende al miglioramento di se stessi.
Recentemente l’atleta delle Fiamme Gialle è stato invitato a Palermo per testimoniare la sua esperienza di atleta, davanti ai ragazzi dell’Istituto Giovanni Falcone. Il progetto “Sport e Legalità” sta molto a cuore a Maniscalco: “E’ una grande soddisfazione raccontare la mia vita e i miei successi sportivi ai più piccoli. Sono fiero di essere preso a modello perchè mi rendo conto, ormai, di essere dall’altra parte del fiume. Anche io, da piccolo ho avuto i miei miti. Ma il primo modello di riferimento è stato mio padre. Sono stato contento aver raccontato la mia esperienza nella mia città, nella mia Palermo, davanti a bambini che hanno assoluto bisogno di obiettivi e punti di riferimento. In questi giorni, poi, ricorreva anche il l’anniversario della strage di Capaci. L’amarezza che ho è che di uomini del calibro di Falcone e Borsellino, siciliani come me, non se ne sentirà più parlare – ammette Maniscalco con amarezza -. Un mio pensiero va anche alla scorta (Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro che persero la vita insieme alla moglie del giudice, Francesca Morvillo, ndr), a coloro che hanno servito la Patria con onore e che quasi sempre dimentichiamo”.
Stefano Maniscalco veste la divisa della Guardia di Finanza dal 2000, anche se ogni giorno si allena e indossa principalmente il suo karategi. “La divisa per me è tutto – afferma con riconoscenza il campione -. Rappresentare le Fiamme Gialle per il mondo è da sempre un onore: grazie a loro ho una tranquillità economica che in questo periodo storico significa moltissimo, ho la possibilità di allenarmi nei migliori centri sportivi. Credo di aver onorato lo scudetto gialloverde che porto cucito sulla mia tuta di rappresentanza. Quando finirò la mia carriera sportiva? Ancora ho la possibilità di esprimermi al meglio, poi, quando arriverà il momento di lasciare l’attività agonistica continuerò a vivere di sport. Il mio sogno è di continuare come preparatore atletico, come allenatore. Per questo mi alleno ma studio anche moltissimo”.

 

1 Commento per “Il karate: come educare attraverso lo sport”

  1. Grande come sempre, non solo sul tatami.
    Luigi da Verrès

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