L’Egitto è in guerra civile
Ormai l’Egitto è in guerra civile.
Continua a salire il bilancio dei morti che ad ora si attestano a 638 mentre i feriti sarebbero almeno 3500. Di contro i Fratelli Musulmani, sostenitori del presidente Mohamed Morsi, parlano addirittura di 4500 morti.
Nell’elenco delle vittime figurerebbero circa 40 poliziotti, un cameraman di SkyNews Arabia e una reporter 26enne del gruppo Emirates Gulf News.
Sembrerebbe essere l’inizio di una nuova primavera araba, nata per ridare ordine dove la prima non è stata abbastanza.
I violenti scontri ed il terrificante bilancio hanno costretto alle dimissioni il presidente egiziano ad interim premio Nobel per la Pace, Mohammad El Baradei.
“Presento le dimissioni – si legge in una nota – dalla carica di vicepresidente e chiedo a Dio l’altissimo che preservi il nostro caro Egitto da tutto il male, e che soddisfi le speranze e le aspirazioni del popolo. E’ diventato troppo difficile continuare a mantenere la responsabilità di decisioni che non condivido e di cui temo le conseguenze”.
“Lo stato di emergenza in Egitto deve cessare al più presto – è invece il monito della Farnesina lanciato all’ambasciatore egiziano a Roma, Mostafa Kamal Helmy -. Ci vuole il massimo autocontrollo da parte delle forze di sicurezza. L’uso della forza da parte delle forze di polizia è stato brutale, sproporzionato e non è giustificabile”.
Dal canto suo il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sospendendo le esercitazioni congiunte tra esercito americano ed egiziano, ha detto: “Confermiamo il nostro impegno per l’Egitto e il suo popolo, ma non può continuare l’uccisione di civili per strada. Le autorità egiziane devono rispettare i diritti dei manifestanti. Il popolo egiziano merita di più di quanto abbiamo visto negli ultimi giorni”.
Sulla stessa linea d’onda anche Francia e Gran Bretagna, che hanno intimato le Nazioni Unite di convocare una sessione urgente.