Depressione post-ferie?
«Non so come fu, ma al primo sguardo ch’io diedi all’edificio, un senso intollerabile di abbattimento invase il mio spirito… Contemplai ogni cosa con tale depressione d’animo ch’io non saprei paragonarla ad alcuna sensazione terrestre se non al risveglio del fumatore d’oppio, l’amaro ritorno alla vita quotidiana». È un brano del maestro del macabro Edgar Allan Poe («Il crollo della casa Usher»), ma leggendolo con un po’ d’ironia ci si ritrovano alcune sensazioni tipiche del rientro dalle vacanze. C’è chi parla di «depressione post ferie» o «post vacation blues». Nei manuali dei disturbi certificati, però, non figura e molti ricercatori la considerano un’esagerazione. Non ne ha trovato traccia nei suoi studi su migliaia di viaggiatori Jeroen Nawijn, psicologo del turismo. «È un mito», taglia corto Sebastian Filep, coautore di un libro decalogo sulla psicologia delle ferie. La depressione propriamente detta, invece, è una malattia seria, che negli ultimi decenni ha colpito un numero crescente di persone, senza che la scienza abbia compreso sino in fondo il perché. Meglio non giocare con le parole.
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