Come si misura la felicità di un Paese
Secondo il World Happiness Report stilato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite in vista dell’Assemblea Generale dell’Onu, l’Italia sarebbe scivolata di ben 17 posizioni andando ad occupare il 45esimo posto nella classifica dei Paesi che “sorridono”.
Per il secondo anno consecutivo la nazione più felice risulta essere la Danimarca, seguita dalla Norvegia, dalla Svizzera, dall’Olanda e dalla Svezia.
Gli Stati Uniti d’America si piazzano invece al 17esimo posto, mentre il Paese meno felice di tutti è il Togo.
Tra il fanalini di coda, come giustamente ci si sarebbe asettato, figura anche la Siria. Il Paese si posiziona infatti al 146esimo posto su 156.
Lo studio, condotto da uno staff composto da esperti nel campo dell’economia, della psicologia, della statistica e dei sondaggi, si basa su parametri come il Prodotto interno lordo e la ricchezza personale. Il tutto con lo scopo di descrivere al meglio il rapporto tra le misure di felicità e i progressi e i successi delle nazioni. Nel dettaglio i fattori utilizzati per il rapporto sono sei: come già anticipato il prodotto interno lordo del Paese e la ricchezza personale, la durata media della vita, avere qualcuno su cui contare, la libertà di fare le proprie scelte di vita, la libertà dalla corruzione e la generosità.
Questo ha portato a dimostrare che i valori immateriali sono tanto importanti per la felicità di un Paese quanto il Pil e la ricchezza personale. Allo stesso tempo questi studi hanno quindi dimostrato che la mancanza di fattori immateriali, come ad esempio il tempo da dedicare alla famiglia, possono incidere sulla “felicità del Paese”.