L’Italia che perde competitività
Quanto a produttività l’Italia non riesce proprio a decollare. E’ l’unico Paese insieme alla Finlandia, infatti, che secondo il Rapporto della Commissione europea sulla Competitività, è peggiorato piazzandosi anche sotto la Spagna e la Grecia. E ancora: Portogallo, Irlanda e Cipro. Paesi che, nonostante abbiano subito più di altri la crisi economica, almeno sotto il punto di vista della competitività sono riusciti a fare meglio di noi, soprattutto – nei casi spagnolo e greco – dopo avere approvato le recenti riforme del mercato del lavoro.
Secondo l’Unione europea la combinazione fatale dei dieci anni a questa parte è stata quella tra gli aumenti dei salari lordi nominali e la scarsa crescita competitiva. Un composto che ha portato al declino di cui tutti siamo a conoscenza.
Nel rapporto, che verrà approvato a breve da Bruxelles, si legge che dal 2007 ad oggi l’Italia ha assistito ad una più che marcata deindustrializzazione, tanto da registrare un crollo del 20%. Ciononostante la quota di valore aggiunto del settore manifatturiero risulti maggiore rispetto alla media dell’Unione europea, anche se di poco.
Guardando più in generale all’Europa, secondo Bruxelles, in termini di competitività, sono stati fatti innumerevoli passi avanti. Tuttavia le sfide aperte restano ancora molte. Germania a parte, la maggior parte delle realtà del vecchio continente mostra ancora problemi dovuti soprattutto ai costi troppo alti dell’energia, agli scarsi investimenti nella ricerca e nell’innovazione, alla mancata risoluzione dei problemi legati all’accesso al credito e, naturalmente, ad una pressante burocrazia.