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Le crisi che rallentano il Paese

poverta_crisiMentre il premier Enrico Letta assicurava a Wall Street i potenziali investitori oltreoceano sull’affidabilità dell’Italia, i parlamentari del Pdl optavano per una scelta – poi in qualche modo formalizzata – drastica: dimissioni di massa dopo il 4 ottobre, cioè dopo il voto della Giunta del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Tale decisione giunge a seguito dell’impegno preso dall’esecutivo di provare a rendere l’Italia un paese più appetibile e alla vigilia di appuntamenti importanti (legge di stabilità, su tutti). Si tratta, dunque (e nonostante gli ottimistici annunci del presidente del Consiglio), di un momento di reale instabilità politica che va ad aggiungersi alle difficoltà socioeconomiche del Paese.
L’ormai inevitabile aumento dell’Iva, che scatterà il primo ottobre dal 21 al 22%, che già aveva creato malumori in seno alla maggioranza, comprenderà diversi beni e servizi, così come elencati dal Sole 24 Ore: acque minerali, bevande analcoliche, succhi di frutta e verdura, alcolici, vini e tabacchi nel settore bevande e tabacchi; i prodotti del settore abbigliamento e calzature; il settore mobili e i servizi per la casa. E ancora: “Il settore dei beni e servizi della persona dal parrucchiere ai trattamenti di bellezza fino ad orologeria, gioielli e articoli da viaggio come borse e valigie; servizi legali e di contabilità, prodotti per animali e veterinari, articoli da giardinaggio, servizi di telefonia e fax, apparecchi audiovisivi, informatici, fotografici e cinematografici, apparecchi di ricezione, registrazione, riproduzione di suoni e immagini, strumenti musicali, giochi, servizi sportivi, parchi divertimento, lezioni e corsi per attività ricreative, stabilimenti balneari, articoli di cartoleria e da disegno. Infine, nel settore mezzi di trasporto avranno un aumento dell’Iva l’acquisto di automobili, di motocicli e di biciclette ma anche i pezzi di ricambio e gli accessori”.
Sebbene la fiducia dei consumatori sia in risalita secondo le rilevazioni dell’Istat diffuse in settimana (dati però contestati da Federconsumatori e Adusbef), il commercio al dettaglio ha segnato un’ulteriore contrazione registrando i minimi dal 2001. E proprio l’aumento dell’Iva, lamentano le associazioni dei consumatori, potrebbe aggravare la situazione. Alla luce degli scenari ipotizzati, come osservato nell’ultimo monitor di Tecnè, la ripresa sarà in ogni caso lenta e fragile, frenata da un tasso di disoccupazione alto (che si protrarrà anche nel 2014) e da una domanda interna troppo debole, trainata prevalentemente dall’incremento dell’export in virtù del miglioramento del contesto internazionale.
Tutti elementi – instabilità politica e crollo dei principali indicatori economici – che fanno apparire fin troppo utopistica la posizione di Letta sostenuta convintamente negli Stati Uniti nella giornata di mercoledì riguardo “i 12 mesi di crescita consecutivi” cui punterebbe l’Italia.

F. G.

 

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