Festival internazionale del film di Roma/3
Oggi apriremo un lungo excursus sulla sezione fuori concorso con due film che fanno incontrare il noir e la commedia, ovvero il nuovo lavoro dei Manetti bros. e il francese Je fais le mort. Partiamo, però, dal concorso dove è stato presentato Quod erat demonstrandum di Andrei Gruzsniczki. Il film si svolge nella Romania degli anni ’80 e ruota intorno a un professore di matematica che decide di pubblicare un articolo su una rivista statunitense senza prima aver chiesto il permesso alle autorità rumene. Un Le vite degli altri immerso nel bianco e nero della Romania e della Securitate di Ceausescu.
I Manetti Bros. confermano invece il loro modo di rivisitare i canoni del poliziottesco anni ’70 made in Italy. E dopo aver battuto le strade di Roma e Bologna arrivano a Napoli. Qui oltre ai fedelissimi attori (Giampaolo Morelli, strepitoso il suo neomelodico Lollo Love,e Paolo Sassanelli, rivitalizzato da questi nuovi ruoli di commissario burbero) del duo di registi romani si aggiunge Alessandro Roja nella parte del protagonista. Il film non solo prende spunto in chiave ironica dai noir italiani ma anche sfrutta in una chiave umoristica e grottesca la moda, tutta meridionale, dei cantanti neomelodici. Must del film di genere (come l’inseguimento su una Giulietta), e cammei molto riusciti ( Peppe Servillo e Carlo Buccirosso) si mischiano in una Napoli non tanto solare ma dai toni chiaroscuri, per un film ben riuscito, divertente e godibile.
Sempre nei dintorni del giallo e sempre fuori concorso viene proiettato il film francese Je fais le mort di Jean-Paul Salomé. La storia ruota attorno a Jean attore quarant’enne di scarso successo al quale viene offerto un bizzarro lavoro: interpretare la parte del cadavere sulle scene del crimine. Le sue doti attoriale e uno spiccato senso d’osservazione portano il nostro ”attore” a superare in prontezza la stessa polizia ed a scoprire dei misteri legati a una serie di omicidi avvenuti a Megève, una nota località stilistica.
Una vera sorpresa invece è il film d’animazione giapponese presentato nella sezione parallela Alice nella città. La pellicola è la nuova fatica di Yasuhiro Yoshiura, Patema inverted. Il regista da sempre nuota all’interno della fantascienza, ma come sempre la sci-fi giapponese nasconde ben ampie metafore oltre il puro intrattenimento. Difficile narrare la trama del film dove due mondi con gravità invertite vivono una sopra all’altro, e gli abitanti di un mondo mantengo comunque la stessa forza di gravità di dove provengono. La pellicola ruota come sempre intorno a due adolescenti e pare chiara anche una metafora di quel periodo della vita. Ma non sfuggono le accuse rivolte a una società fondata solo sulle regole e la disciplina come il Giappone, dove la tecnologia sembra l’unica soluzione all’evoluzione della specie umana. Una pellicola appassionante che fa riflettere e pensare.
Domani tornano le divinità del cinema americano con God Behaving Badly e Out of furnace.