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Il rischio idrogeologico in Italia

comuni-rischioTra il 1963 ed il 2012 i danni riportati dal dissesto idrogeologico hanno causato 3.994 morti di cui 3.302 per le frane e 692 per le inondazioni. Inoltre le frane hanno causato 1.873 feriti e 17 dispersi mentre le inondazioni 805 feriti e 66 dispersi. Sono i numeri raccolti da Irpi-Cnr ed elaborati da La Stampa in un infografica intitolata Italia – un territorio fragile.
Il 9,8% del territorio italiano, spiega invece il Cresme, è ad elevato rischio idrogeologico, una porzione di territorio abitata da quasi sei milioni di persone, il 9,6% del totale della popolazione residente in Italia. In più in questo 9,8% ad altro rischio risiedono circa 6.250 scuole e 550 ospedali. Nel dettaglio, la superficie a rischio è divisa in un 5,7% (17.255 chilometri quadrati) ad alto rischio di frana e il rimanente 4,1% (12.263 chilometri quadrati) ad alto rischio di inondazione.
E mentre la popolazione aumenta, passando dai quasi 49 milioni degli anni 60′ agli oltre 60 milioni del 2010, il suolo disponibile diminuisce: il dissesto, illustra infatti l’Ispra, nel periodo preso in esame ha consumato il 156% del suolo passando dagli ottomila chilometri quadrati del 1956 agli oltre ventimila del 2010. Negli ultimi cinque anni la superficie si consuma alla velocità di otto metri quadrati al secondo ed ogni cinque mesi viene cementificata una superficie pari al comune di Napoli. Nel 1956 infatti la superficie urbanizzata era pari a 170 metri quadri per abitante, nel 2010 è salita a 343 metri quadri.
Passando al costo del dissesto, le regioni stimano che tra il 1944 ed il 2012 i danni sono costati circa 61,5 miliardi di euro. Per la prevenzione e la messa in sicurezza dei territori a rischio la cifra necessaria stimata sarebbe di 40 miliardi di euro, ma la quota effettivamente destinata dall’ultima Legge di Stabilità al dissesto idrogeologico è di appena 180 milioni di dollari. Basta pensare che per i danni causati dal ciclone Cleopatra in Sardegna il governo ha stanziato circa 20 milioni di euro per danni che secondo le stime si aggirano intorno ai 500 milioni di euro.
Legambiente spiega che nel 2010 il 68,9% dei comuni, quindi 5.581, si trovava in aree classificate ad alto potenziale di rischio idrogeologico. Una percentuale che in regioni come la Calabria, l’Umbria e la Valle d’Aosta sale addirittura al 100%. Nella Sardegna i comuni a rischio sono l’11% del totale.
Legambiente parla anche di diecimila vittime (tra feriti, morti e dispersi) tra l’inizio del secolo scorso ed il 2010. Il numero dei senza tetto e degli sfollati sarebbe addirittura di 350 mila unità.

 

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