I reati marittimi nel 2013
Sono state 14.504 le infrazioni accertate dalle forze dell’ordine di terra e dalla Capitaneria di porto nel corso del 2013 tra mare e costa. Un numero che si traduce in 40 infrazioni al giorno.
La fetta più grande delle illegalità marittime è rappresentata dalla pesca di frodo, con il 42%. I controlli hanno portato al sequestro di oltre un milione 600 mila chili di pescato. Le Regioni più interessate da questo fenomeno sono la Puglia, la Campania, la Sicilia, la Calabria e il Veneto. E’ quanto emerge dal Rapporto Mare Mostrum di Legambiente.
Altra fetta importante, oltre il 22% dei reati, è rappresentata dallo scarico abusivo in mare, 3.264 i reati riscontrati. Il 19%, 2.742 reati, riguarda reati legati alla violazione del codice della navigazione e il 16,6% nel ciclo del cemento, con 2.412 reati messi a verbale.
Rispetto al 2012 i reati marittimi sono cresciuti complessivamente del 7,3% confermando l’aumento costante degli ultimi quattro anni. Il tipo di reato che ha registrato l’incremento più sostanziale è quello della depurazione, cresciuto nel periodo preso in esame del 26%.
L’unico dato positivo arriva infatti dalla cementificazione, per la quale il dato è sceso del 15,8%. Il settore rappresenta però, ancora oggi e nonostante il calo, quello con il business più elevato: 266 milioni di euro.
“Per completare il quadro del ‘mare inquinato’ – si legge nel dossier -, occorre sottolineare ancora una volta i problemi strutturali del sistema di depurazione in Italia, che copre solo il 78,5% della popolazione. Un dato decisamente troppo basso rispetto agli obiettivi europei, che, dopo due sentenze di condanna già pervenute, ci è valso nel 2014 l’apertura della terza procedura d’infrazione per il mancato rispetto della direttiva europea del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane”.