Il salario minimo in Europa
Una notizia notevole: con 535 voti a favore il Bundestag – la Camera bassa del Parlamento tedesco – ha approvato l’introduzione del salario minimo a livello nazionale. A partire dal 2015 verrà così introdotta una paga minima di 8,50 euro lordi l’ora. Berlino decide quindi di seguire l’esempio di molti altri Paesi dove il salario minimo già c’è. Tenendo conto anche della Germania, sono 22 su 28 i Paesi dell’Unione europea che prevedono una paga minima lorda: Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Regno Unito, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.
Gli stipendi, che come ricorda l’Eurostat sono lordi, variano molto a seconda del caso preso in esame: si passa così dai 157 euro della Romania, ai 429 della Turchia, ai 753 euro della Spagna, fino ad arrivare ai 1.430 francesi, i 1.462 irlandesi e i 1.502 del Belgio. Recentemente, molti Paesi hanno discusso a lungo sulla necessità o meno di aumentare il salario minimo garantito, come accaduto in Gran Bretagna. Il 16 gennaio, Londra si è infatti impegnata a garantire un aumento (da 6,31 a 7 sterline lorde l’ora) entro il 2015.
I pro e i contro del salario minimo
L’introduzione del salario minimo ha inevitabilmente degli effetti sull’economia. Effetti in buona parte positivi, almeno secondo Bruxelles. Esaminando uno studio della Commissione europea del 2012 (Verso una ripresa fonte di occupazione), “fissare salari minimi di livello adeguato può – si legge a pagina 10 del rapporto – contribuire a evitare l’aumento della povertà lavorativa ed è un fattore importante per garantire la qualità e la dignità dei posti di lavoro”. L’introduzione del salario minimo deve però essere accompagnata da un adeguamento dello stesso “in misura sufficiente per rispecchiare gli sviluppi economici globali”.
Il caso svizzero
Nel maggio scorso il referendum, che proponeva l’introduzione del salario minimo in Svizzera, è stato bocciato dal 77% dei partecipanti. Una scelta che ha lasciato sorpresi in molti: la proposta di legge avrebbe introdotto un salario minimo, aumentabile automaticamente in base all’inflazione, di 22 franchi l’ora lordi (circa 18,25 euro) ovvero 4.000 franchi svizzeri (3.270 euro) per un lavoratore a tempo pieno, in sostanza il 64% del salario medio svizzero: 6.118 franchi lordi. Quasi il doppio rispetto al salario minimo più alto al mondo, quello del Lussemburgo: 1.874 euro. In Svizzera, dove il 91% dei lavoratori percepisce una cifra superiore al salario minimo proposto e dove si registra il tasso di disoccupazione più basso d’Europa (3,2%), gli stipendi continuano così ad essere regolati da diversi contratti collettivi. Come accade in Italia.