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Come se la passa il settore del junk food

junk foodNon sono bei tempi per il junk food (cibo spazzatura, nella traduzione più o meno letterale) e in particolare sono ancora più bui per il marchio più grande del settore: McDonald’s. La grande multinazionale statunitense, come le catene Kentucky Fried Chicken e Pizza Hut, si è trovata infatti in mezzo alle polemiche legate alla chiusura del fornitore cinese di carne Husi.
L’azienda cinese, secondo un’inchiesta di una televisione locale, riforniva le grandi catene alimentari con cibo avariato, mischiando carne scaduta e fresca. Dal canto loro le multinazionali (McDonald’s per prima, lavandosi le mani da una polemica che sarebbe stata solo l’ennesima dopo quelle degli anni passati) hanno annunciato di aver sospeso le ordinazioni da Husi avvertendo che per un po’ di tempo la loro produzione potrebbe scarseggiare.
Ma il fattore che più fa prendere coscienza del fatto che, almeno per il momento, quello del cibo spazzatura sia un settore in crisi, sono i dati economici di McDonald’s. I risultati trimestrali del colosso americano hanno infatti deluso le attese. L’utile netto si è mostrato in calo dell’1%, a 1,39 miliardi di dollari rispetto alla cifra di 1,40 miliardi di dollari del secondo trimestre dello scorso anno. Il giro d’affari, previsto sui 7,29 miliardi, si è invece fermato a 7,18 miliardi. Sul fronte delle vendite, a parità di negozi, le stime del consensus indicavano un aumento dello 0,8%, rimaste però stabili nel periodo preso in considerazione e in possibile calo nel mese di luglio.
A evidenziare il periodo nero del settore, generalizzando un po’, ci pensa anche la Coca Cola. Il cosiddetto “Open Happiness”, l’operazione di marketing che nelle pubblicità dell’azienda leader nel comparto delle bevande pone la felicità al centro di tutto, sembra funzionale per il volume delle vendite, ma non per gli altri conti economici. Nonostante le vendite siano aumentate a livello globale del 3%, il fatturato e gli utili hanno registrato un calo. I profitti sono infatti scesi del 3% a 2,6 miliardi di dollari, contro 2,68 miliardi di dollari dello scorso anno. Il fatturato è invece scesi dell’1% a 12,57 miliardi di dollari.

 

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