Visti da fuori: Italia in crescita o no?
Cominciamo dalle notizie negative, che sono quelle fornite da un’agenzia di rating, nello specifico Moody’s. Parlano chiaramente gli analisti dell’agenzia: l’Italia chiuderà l’anno con un Pil in contrazione dello 0,1% contro il +0,5% stimato in precedenza e non riuscirà a raggiungere gli obiettivi di deficit/Pil collocandosi al 2,7% nel 2014 e nel 2015 con il rischio di sforare ulteriormente. In sostanza, afferma Moody’s, “la recessione avrà effetti negativi sulla politica fiscale e sul clima politico nel suo insieme, a livello sia nazionale sia europeo. Poiché il governo prevede una crescita dello 0,8% per quest’anno, la contrazione dell’economia minaccia la forza fiscale del governo”.
L’agenzia non dimentica quindi “gli ostacoli che l’Italia incontra nel rendere permanenti le riduzioni della spesa a causa delle pressioni politiche interne”, riferendosi anche al Parlamento che “ora progetta di usare una parte dei tagli dalla spending review per finanziare nuove spese per 1,6 miliardi di euro nel 2015, invece che finanziare la riduzione del debito, tramite tagli permanenti”.
Al di là delle considerazioni di merito, il taglio delle stime del Pil italiano fa il paio con la recessione tecnica che appena una settimana l’Istat rilevava.
L’Ocse, invece, ci vede così
Ma adesso la domanda è: possibile che l’Italia, nonostante tutto, torni a crescere? La vede così l’Ocse, secondo cui l’Italia sta vivendo una fase di crescita positiva mentre in Germania continuano i segni di una “perdita di slancio”. Il superindice elaborato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di giugno si attesta, infatti, a +0,1%. La crescita nell’eurozona conferma invece “uno slancio stabile” (-0,04%) pur registrando il calo dello 0,23% su base sequenziale della Germania. Stabili gli Stati Uniti, rallentamenti per il Giappone. In Russia e Cina si conferma poi una crescita in linea con i trend di lungo termine.
La posizione dell’Ue
In questi giorni, complici anche i dati negativi del Pil, non sono mancate le polemiche. Al solito: commissariamenti veri o presunti, o solo paventati. Il premier Renzi ha chiosato in più di un’occasione, in diverse interviste, allo stesso modo: “Non prendo ordini dall’Europa, dalla Bce o dalla Troika”. A tale proposito l’Unione europea ha risposto osservando che “è con le riforme strutturali, efficacemente attuate, che si creano le condizioni per crescita e occupazione in Italia”. Ci sono delle raccomandazioni, nessuno le nega, a cui l’Italia peraltro ha già aderito. Ma “l’attuazione delle riforme è questione che riguarda lo Stato”, non altri.