Sergio Mattarella, il nuovo presidente della Repubblica
È girata in queste ore una curiosa rilevazione. Sergio Mattarella, giudice costituzionale, 74 anni, su Google è stato uno dei profili più ricercati. Candidato all’unanimità dal Partito democratico, si sono registrati 1.020.000 risultati alla voce “Mattarella Quirinale”; 347.000 risultati come “Sergio Mattarella”; 115.000 “Mattarellum”; 73.000 “Mattarella Ministro”; 48.300 risultati, infine, “Mattarella Mammì” (dati Web Politics, l’Osservatorio permanente sui personaggi politici online di Reputation Manager).
Perché, in definitiva, dubbi non ve ne erano: Sergio Mattarella sarebbe presto divenuto il 12° presidente della Repubblica italiana. Mattarella è stato tutte quelle cose lì: più volte ministro, di area Dc. Fu in seguito tra i principali esponenti del Partito popolare e, dopo, aderì alla Margherita. Fu, inoltre, ministro della Difesa (e vicepremier) del governo D’Alema.
Sarebbe potuto passare alla storia, più che altro, per la legge elettorale in senso maggioritario di cui nel 1993 fu relatore, il Mattarellum appunto.
Il resto della sua storia politica l’avrete letta negli ultimi giorni su tutti i quotidiani: “ultimo moroteo” (la corrente della Democrazia cristiana che faceva riferimento ad Aldo Moro), lo ha definito in particolare il Corriere della Sera, figlio d’arte (suo padre, Bernardo, fu più volte ministro Dc negli anni cinquanta e sessanta), fratello di Piersanti – il presidente della Regione Sicilia ucciso dalla mafia nel 1980. Da lì, da quello sconvolgimento di vita, la decisione di impegnarsi pubblicamente.
Mattarella è stato un nome a tratti divisivo, o almeno questo è trapelato nei momenti che hanno preceduto la sua elezione a capo dello Stato. Mattarella, siffatta vicenda è stata narrata in tutte le salse, si dimise da ministro della Pubblica istruzione del governo Andreotti VI in protesta della Legge Mammì, di prossima approvazione, ritenuta troppo a favore di Fininvest e dell’ex Cavaliere. Proprio Berlusconi, hanno raccontato i retroscenisti più incalliti, non è stato mai troppo convinto della sua candidatura al punto da mettere in discussione il cosiddetto “patto del Nazareno” per le riforme (salvo aver scovato una recente indiscrezione di Libero che, in parte, smentiva la tesi). Alla fine Forza Italia non ha “sabotato” il voto – come invece si era temuto alla vigilia – mentre in Nuovo Centrodestra del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha creato qualche frizione. Non tanto per la persona, quanto per il metodo adottato dal premier e segretario del Pd, hanno spiegato in molti esponenti. Quasi un’imposizione, quella di Renzi, a loro dire.
Sergio Mattarella è stato eletto presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015 con 665 voti, al quarto tentativo con il quorum fissato a 505. Chi lo ha conosciuto bene, giura che sarà un presidente con la schiena dritta. Che dirà dei “no”, senza indugi, se necessario. Carattere schivo, poco avvezzo alle interviste e alle telecamere, di lui Ciriaco De Mita, al quale è stato sempre molto vicino, una volta ha detto: “Forlani, in confronto a Mattarella, è un movimentista”. Ma anche questo, di sicuro, lo avrete già letto sui giornali.