L’impatto dei fondi strutturali europei
L’Italia non ha utilizzato tutti i fondi messi a disposizione dell’Unione europea per il periodo compreso tra il 2007 e il 2013. Il nostro Paese deve investire ancora oltre 32 miliardi di euro, spiega la Corte di Conti. Una somma di denaro che sarebbe opportuno sfruttare al meglio. D’altronde, i fondi strutturali di investimento europei hanno avuto un effetto positivo sull’economia di quei Paesi che hanno saputo farne un buon uso.
Nell’ultimo anno di programmazione, avverte la magistratura contabile nella sua Relazione annuale al Parlamento sui rapporti finanziari con l’Unione europea, l’Italia deve spendere circa la metà dei fondi stanziati per l’intero ciclo: 32,5 miliardi di euro. Il nostro Paese ha migliorato comunque la sua posizione di contributore netto nei confronti dell’Ue: il saldo negativo tra versamenti effettuati ed accrediti ricevuti risulta, infatti, di 4,9 miliardi di euro contro i 5,7 miliardi del 2012. Mentre sono risultate in calo le irregolarità e le frodi nell’utilizzo dei fondi comunitari.
I fondi strutturali di investimento europei (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo, Fondo di coesione, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) hanno avuto un effetto positivo sull’economia di quei Paesi che hanno saputo farne un buon uso.
Secondo la Relazione strategica sull’attuazione dei programmi della politica di coesione 2007-2013 della Commissione europea, tre dei cinque fondi strutturali europei (il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione e il Fondo sociale europeo) hanno permesso la creazione di 594 mila nuovi posti di lavoro tra il 2007 e il 2012 e hanno finanziato l’attività di 77.800 start up, ad esempio. Ma importante è stato anche il sostegno fornito alle piccole e medie imprese, con la creazione di 262 mila nuovi posti di lavoro.
Lo scorso ottobre, la Commissione europea stimava che in Italia sono stati creati 47 mila nuovi posti di lavoro e 3.700 nuove imprese attraverso gli investimenti del Fondo europeo di sviluppo regionali tra il 2007 e il 2013. Quanto basta per convincere della necessità di usare al meglio quanto metterà a disposizione Bruxelles nei prossimi anni.
Tra il 2014 e il 2020, infatti, l’Unione europea ha stanziato 351 miliardi di euro di fondi della politica di coesione: il 32,5% del bilancio complessivo dell’intera Ue. Il nostro Paese dovrebbe riceverne 32,2 miliardi di euro. Denaro che servirà per incentivare la crescita economica, favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, nonché per affrontare le problematiche dovute al cambiamento climatico, alla dipendenza energetica e all’esclusione sociale. Considerando i contributi nazionali e gli altri investimenti privati, la Commissione europea prevede un impatto della politica di coesione per il periodo 2014-2020 stimato in circa 450 miliardi di euro.
(articolo pubblicato il 16 marzo 2015 su Tgcom24)