L’impatto della Garanzia giovani
Le periodiche rilevazioni condotte dal ministero del Lavoro certificano un interesse crescente nei confronti del programma Garanzia giovani, l’iniziativa europea avviata in Italia nel maggio del 2014.
Secondo i dati aggiornati al 12 novembre 2015, nell’ultima settimana sono aumentati tanto i giovani presi in carico quanto quelli a cui è stata proposta almeno una misura prevista dal programma (apprendistato, tirocini, servizio civile, orientamento, formazione…).
Del resto, Garanzia giovani intende offrire una valida opportunità di lavoro o di formazione ai ragazzi d’età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano: i cosiddetti Neet – acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training – che in Italia sono oltre due milioni.
Indipendentemente dal grado di partecipazione al programma, può essere interessante capirne l’efficacia. Magari prendendo in esame alcuni Paesi che hanno applicato la Garanzia giovani prima dell’Italia.
Secondo alcuni studi, riportati in un dossier dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (Ilo) e condotti tra il 2010 e il 2011 in Austria, Finlandia e Svezia, la Garanzia giovani può facilitare l’ingresso dei ragazzi e delle ragazze nel mondo del lavoro. Come dimostrato ampiamente dal caso austriaco, dove circa il 58% dei giovani che aveva seguito un corso di apprendistato nel 2010 ha trovato un impiego dopo tre mesi, e da quello svedese, dove i partecipanti al programma hanno trovato un’occupazione più velocemente rispetto ad alcuni giovani che avevano usufruito di altre misure dei servizi pubblici per l’impiego.
In Finlandia, invece, la Garanzia giovani ha permesso di ridurre la disoccupazione attraverso un’assistenza diretta all’impiego e una formazione professionale specifica.
I dubbi sulla reale efficacia di Garanzia giovani non mancano, però. Una volta terminato il programma, osserva l’Ilo, i giovani in cerca di primo impiego avevano maggiori possibilità di trovarne uno rispetto ai disoccupati di lunga durata, che risultavano dunque svantaggiati. Mentre i partecipanti alla garanzia giovani svedese avevano le stesse probabilità di rimanere disoccupati ad un anno dalla fine dell’intervento rispetto a chi aveva partecipato ad altre misure dei servizi pubblici per l’impiego.
Nel suo dossier, l’Ilo sostiene così la necessità di condurre nuove ricerche e studi di monitoraggio, per capire, ad esempio, se gli effetti positivi del programma si protraggono anche oltre il periodo iniziale di partecipazione e se garantiscono la stabilità del posto di lavoro a lungo termine.