Export: inizio d’anno in salita per il Made in Italy
Gli ultimi dati Istat relativi al commercio con l’estero confermano il momento non particolarmente esaltante dell’export italiano. Rispetto al mese precedente, infatti, a gennaio 2016 si è registrata una diminuzione del 2,2% (mentre l’import è in calo dello 0,6%). Il saldo commerciale, aggiunge l’Istat, è pari a +35 milioni.
Il crollo è evidente, soprattutto se si pensa ai 5,7 miliardi di surplus di gennaio 2015. Non un’ottima notizia per un paese, il nostro, che negli anni della crisi ha visto crescere il proprio export manifatturiero, vantando un surplus oltre i cento miliardi di dollari (dati Fondazione Symbola). A incidere sul valore di import ed export, in questo caso, sono i prodotti petroliferi.
L’aspetto positivo, semmai, è che nonostante la flessione di gennaio, negli ultimi tre mesi l’export è cresciuto dell’1,5%, con un incremento più ampio per i paesi extra Ue (+2,5%) rispetto a quelli Ue (+0,7%). Ma su base tendenziale il calo delle esportazioni è dell’8% per i paesi extra Ue e dello 0,3% per quelli Ue.
La diminuzione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati, quindi, segnano un ribasso del 16,9%, mentre sono in espansione i mezzi di trasporto, esclusi autoveicoli (+5,4%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (+3,6%).
I mercati più “ostici” risultano essere Russia (-24,2%) e i paesi Mercosur – Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, un’area molto colpita dalle difficoltà economiche, soprattutto il Brasile, in profonda recessione – il cui contributo segna una variazione negativa del 18,8%. Anche verso la Cina il trend delle vendite è in calo a doppia cifra (-12%), al contrario verso i Paesi Bassi (+15%) e la Spagna (+9,2%) risulta in crescita.
L’andamento dell’export italiano, ad ogni modo, non è un caso isolato. Con le economie emergenti in frenata e le oscillazioni dei prezzi del petrolio, il commercio sta registrando un generale rallentamento. Altre situazioni, come ad esempio il crollo dell’export verso la Russia, derivano dalle sanzioni internazionali introdotte a seguito di tensioni geopolitiche. La Coldiretti, di recente, ha stimato un drastico calo del 24% nel mese di gennaio rispetto all’anno precedente.
Eppure sono diversi i segmenti del Made in Italy che hanno evidenziato un’impennata negli ultimi anni. Tra questi, sicuramente, l’agroalimentare il cui valore in dieci anni ha fatto segnare un aumento del 79% (solo nel 2015 è stato raggiunto il massimo storico di 36,8 miliardi di euro). Anche l’industria del legno arredo – osserva invece Fondazione Symbola –, con dieci miliardi di euro di surlpus commerciale, colloca il nostro paese al secondo posto nel mondo (dopo la Cina, che presenta un surplus di 80 miliardi di euro). Dietro di noi Polonia (nove miliardi), Messico (sei miliardi) e Vietnam (cinque miliardi).