Energia: più consumi da fonti rinnovabili
Alla fine di marzo l’Autorità per l’energia annunciava il calo – per i tre mesi successivi (ogni trimestre, infatti, viene ridefinito il prezzo di riferimento) – della bolletta per l’elettricità (5%) e per la spesa dei consumi di metano (9,8%) dovuto, in parte, dall’andamento dei prezzi del petrolio (e del gas). Non è un aspetto trascurabile, per alcune ragioni di fondo. La prima riguarda le tasche dei consumatori, ovviamente. La seconda comprende un più generico discorso riguardo lo sviluppo economico di un paese.
Il settore energetico, infatti, come ricorda l’Istat, ha un ruolo determinante nello sviluppo economico sostenibile di un paese, sia per quanto riguarda la disponibilità delle fonti, sia per l’impatto ambientale. L’Italia, ad esempio, mostra da sempre una forte dipendenza dai mercati energetici esteri.
Ad ogni modo, nel 2014 (dati contenuti nel rapporto Noi Italia 2016), si è registrata una diminuzione sia dei consumi elettrici che della produzione lorda di energia elettrica (quest’ultima, però, in lieve flessione rispetto al 2013), a causa anche della crisi economica. I valori, non a caso, sono risultati essere tra i più bassi degli ultimi 12 anni.
Il trend ha interessato l’Unione europea nel suo complesso: il consumo di energia elettrica nel 2013 era in calo dell’1,2 % rispetto al 2012, confermando un andamento decrescente già osservato nel più recente passato (in particolare tra il 2008 e il 2009, osserva l’Istat), “a fronte degli effetti del ciclo economico negativo”: -4,1 % rispetto al 2007 la variazione complessiva del valore medio comuitario.
Come si colloca in questo senso la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili? Il tema è molto interessante, soprattutto in questa fase di dibattito politico a pochi giorni dal referendum sulla durata delle concessioni delle attività estrattive in mare entro le 12 miglia nautiche dalla costa. A tale proposito c’è da dire che, nel suo complesso, la green economy è un settore in costante crescita da anni. Le aziende italiane, poi, sono tra le più “verdi” d’Europa: secondo un rapporto della Fondazione Symbola usano meno energia e producono meno emissioni. In più va considerata la mole di posti di lavoro che il comparto genera, volano per la ripresa occupazionale.
L’aspetto rilevante, tuttavia, è che la Strategia Europa 2020 ha fissato, per l’Italia, un target al 17% per quanto riguarda la copertura dei consumi finali di energia mediante rinnovabili. Traguardo che il nostro paese ha già tagliato: nel 2014, stando ad un report dell’Eurostat, l’Italia ha raggiunto il 17,1% dell’energia complessiva (elettricità, trasporti, raffreddamento e riscaldamento) generata da fonti green.
In relazione al solo settore elettrico – sottolinea l’Istat – nel 2014 la produzione lorda da fonti rinnovabili è aumentata ed è cresciuta anche la sua incidenza sul consumo interno lordo di energia elettrica. La quota del consumo interno lordo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili è pari al 37,3%, un aumento del 3,6% rispetto al 2013.
I paesi che presentano valori pari o superiori al 50% di consumi di energia elettrica generata da fonti rinnovabili sono l’Austria e la Svezia. Malta, Lussemburgo, Cipro e Ungheria i paesi che la sfruttano meno (valori al di sotto del 10%). La media dell’Ue28 si attesta al 25,4%.