Cresce il numero dei detenuti nelle carceri italiane
Cresce il numero dei detenuti nelle carceri italiane, nei primi tre mesi del 2016 è aumentato di 1.331 unità, incidendo sul tasso di sovraffollamento che si attesta al 108% secondo l’amministrazione penitenziaria. Questo è quanto emerge dal XII Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato oggi nella sede dell’Associazione Stampa Romana dalla Onlus che si occupa dei diritti dei detenuti. Il documento intitolato “Galere d’Italia” sottolinea il fatto come, complessivamente, in sei anni il numero dei detenuti siano diminuiti di 14.763 unità, ma sono cresciuti nell’ultimo anno. Al 31 marzo 2016 sono 53.495, a fronte dei 49.545 posti letto disponibili. Sono circa 9.000 i reclusi che vivono in meno di 4 metri quadri pro-capite, corrispondente allo standard minimo previsto dal Consiglio d’Europa con un tasso di sovraffollamento che ufficialmente è al 108% (senza tenere conto delle sezioni chiuse provvisoriamente).
Tasso di detenzione
Il tasso di detenzione rientra nella media europea, in Italia abbiamo circa 90 detenuti su ogni 100 mila abitanti, contro i 77 su 100 mila in Germania, i 118 della Francia. Superano i 200 reclusi su 100 mila abitanti i Paesi Baltici, mentre in Scandinavia e in Olanda il tasso di detenzione è inferiore e compreso tra i 50 e i 70 reclusi su ogni 100 mila abitanti. Anche i reati segnano un calo: tra il 2006 e il 2014 gli omicidi volontari sono diminuiti da 621 a 475, gli omicidi colposi da 2.148 a 1.633, i sequestri di persona da 1.608 a 1.278. In calo anche le violenze sessuali, da 4.513 a 4.257, lo sfruttamento della prostituzione da 1.422 a 1.100. I furti passano da 1.585.201 a 1.573.213, mentre le rapine da 50.270 a 39.236. I detenuti condannati in via definitiva sono 34.580, mentre quelli in attesa di sentenza definitiva sono il 34,6% del totale con un surplus del 14,7% rispetto alla media europea che, invece, è del 20,4%. Peggio di noi, tra i singoli paesi europei, vi sono Olanda e Danimarca con un dato correlato alla questione migranti. Ancora elevato il numero degli ergastolani, 1.633, un dato in crescita rispetto al 2011 quando erano 1.446 e 1.408 nel 2009, anche alla luce del dato di diminuzione degli omicidi. 19.037 sono invece i detenuti che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni. In particolare, il 56% dei reclusi condannati hanno una pena che potrebbe essere scontata fuori dal carcere solo se la magistratura di sorveglianza fosse meno rigida e se non vi fossero impedimenti normativi imposti dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario che, per alcuni reati, impone la collaborazione per ottenere misure detentive alternative al carcere.
Aumenta l’età media dei reclusi
In Italia la popolazione carceraria sta progressivamente invecchiando, come accade negli Stati Uniti. Gli ultimi dati del Consiglio d’Europa indicano che l’età media della popolazione detenuta è di 36 anni, in Italia di 40 anni. Il gruppo più corposo nelle carceri italiane è composto dalla classe di età tra i 35 e i 39 anni, il 15,6% dei detenuti. I reclusi con più di 60 anni sono 3.699, il 7,1%. Più giovani gli stranieri, il gruppo più numeroso è quello della fascia d’età compresa tra i 30 e i 34 anni, il 21,2%, mentre quelli con più di 60 anni sono in tutto 198, l’1,1%. Il rapporto si sofferma anche sul tipo di reati ascritti ai detenuti presenti nelle carceri italiane. 29.913 i reati contro il patrimonio, 21.468 contro la persona, 17.676 in violazione della legge sulle droghe, 9.897 per violazione della legge sulle armi e 6.887 per associazione a delinquere di stampo mafioso. Ovviamente ad ogni detenuto possono essere imputati anche più di un reato, cosa che accade frequentemente nel caso di reati associativi e legati al mondo della droga. Il rapporto Antigone stima che la decriminalizzazione delle sostanze stupefacenti potrebbe comportare ad una riduzione di circa un terzo della popolazione carceraria determinando un risparmio di circa 930 milioni di euro l’anno, risorse che potrebbero essere reinvestite in misure comunitarie, in sostegno socio-sanitario e attività socialmente utili.
Detenuti stranieri
Diminuiscono in percentuale i detenuti stranieri rispetto al 2009. oggi rappresentano il 33,45% dei reclusi contro il 37,15% del 2009. La media europea è del 21% circa, un dato che dimostra come in Italia vi sia una sovra-rappresentazione della popolazione detenuta non italiana. Secondo i dati dell’amministrazione penitenziaria gli stranieri detenuti in Italia vengono per il 16,9% dal Marocco, per il 15,9% dalla Romania, il 13,8% dall’Albania, l’11% dalla Tunisia, il 3,9% dalla Nigeria, il 3,4% dall’Egitto. Rispetto agli italiani gli stranieri in custodia cautelare sono di più, il 42,1% non è stato ancora condannato in maniera definitiva su un totale del 34,6%. Secondo il rapporto gli stranieri vengono discriminati nella fase processuale tanto più che competono delitti in generale meno gravi, ma nei loro confronti si usano misure cautelari in misura maggiore. Il 70% degli stranieri ha una pena residua da scontare inferiore ai tre anni. Infine, i reati commessi dagli stranieri sono contro il patrimonio sono 8.192, contro la persona 6.599, in violazione della legge sulla droga 6.266, in violazione della legge sull’immigrazione 1.372, mentre 95 sono stati condannati per i delitti di mafia.
Detenuti italiani
Per quanto riguarda i detenuti italiani la maggior parte dei reclusi proviene dalla regioni del Sud, il gruppo più numeroso è quello dei detenuti di origine campana. Alla fine del 2015 i campani erano 9.635, il 18,5% del totale dei carcerati, seguiti dai siciliani che sono poco più del 12%, infine i pugliesi con il 7,1%. L’età media è di 40 anni. Diminuisce la popolazione carceraria delle donne, al 31 marzo 2016 erano 2.198, ovvero il 4,1% del totale della popolazione detenuta, percentuale in calo rispetto agli ultimi 25 anni. Nel 1991 erano 5,33%, nel 2001 il 4,38% e, nel 2011, il 4,2%. Diversa la situazione dei minori, al 15 marzo 2016 erano 449 i ragazzi presenti nei carceri minorili, di cui 284 con sentenza definitiva, mentre i restanti in attesa di condanna. Dei 449 ragazzi presenti in carcere 25 hanno tra i 14 o i 15 anni, 149 hanno tra i 16 e i17 anni, mentre 275 non sono più minorenni e hanno un’età compresa tra i diciotto e i venticinque anni (le nuove norme del 2014 permettono ai ragazzi che hanno compiuto il reato da minorenni di rimanere nelle carceri minorili fino al compimento del venticinquesimo anno di età). Le ragazze nei carceri minorili sono, invece, solo 40.
Alternative alla detenzione
Il rapporto si sofferma anche sulle misure alternative alla detenzione. 29.679 le persone che stanno scontando una pena detentiva non in carcere di cui un terzo è agli arresti domiciliari, 12.465 in affidamento in prova ai servizi sociali, 6.457 in lavori di pubblica utilità, mentre sono 724 quelli in regime di semilibertà. Raddoppia rispetto al 2009 l’uso della detenzione domiciliare solo in parte supportato dalla possibilità di uso di braccialetti elettronici e un aumento importante di persone affidate al servizio sociale, ben 5 mila in più in 7 anni. Quasi vicina all’estinzione il regime di semilibertà e 2.300 le persone controllate tramite braccialetto elettronico, poche rispetto alle richieste effettuate dalla magistratura.