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Prezzo petrolio in crescita, giù la produzione Usa

estrazione_petrolioPiano, piano l’Opec sta raggiungendo gli obiettivi sperati: negli Stati Uniti le estrazioni stanno diminuendo di settimana in settimana, mentre il numero delle trivelle attive si è ridotto notevolmente tornando ai livelli del 2009.
Facciamo un passo indietro. Alla fine del 2014 l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (appunto l’Opec) si riunì per trovare una soluzione al drastico calo dei prezzi che stava interessando il barile di greggio. Un crollo legato ad una produzione troppo elevata – complice anche la crescita dello shale oil statunitense – ed un forte calo della domanda mondiale, legato in gran parte alla crisi economica che ha interessato l’Eurozona.
In quella riunione, tenutasi nel novembre del 2014, l’Opec decise di non diminuire la produzione dell’area per tentare di far scendere i prezzi con l’intento finale di tagliare la costosa produzione statunitense. La scelta non diede subito gli effetti sperati, ma con il passare dei mesi gli Stati Uniti hanno accusato il colpo.
Ad oggi gli Stati Uniti producono 600mila barili al giorno in meno rispetto alla produzione record dello scorso anno e il calo, a fine 2016, secondo l’Aie potrebbe essere di 950mila barili al giorno e di ulteriori 700mila barili al giorno nel corso del prossimo anno. In particolare la produzione complessiva americana nel 2016 dovrebbe passare dai 9,43 miliardi del 2015 a 8,04 miliardi di barili al giorno.
Ma la produzione non ha rallentato solo negli Stati Uniti, anche nel Mar del Nord, in Nigeria, in Iraq e nel Kuwait (in questo caso in seguito ad uno sciopero dei dipendenti attivi nel settore) le estrazioni hanno registrato una frenata, consentendo ai prezzi di risalire lievemente, quel tanto che basta per riportarli ai livelli di cinque mesi fa.

 

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