Lavoratori autonomi ancora in difficoltà
L’aumento degli occupati avvenuto nell’ultimo anno – ad aprile, l’ISTAT ha registrato 215mila posti di lavoro in più (+1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – è attribuibile interamente ai dipendenti a tempo indeterminato. La crescita occupazionale non ha riguardato né i dipendenti con contratto a termine né i lavoratori autonomi.
Lavoratori autonomi che sono stati tra i più colpiti dalla crisi economica: secondo Confesercenti, tra il 2007 e il 2015 i lavoratori autonomi sono diminuiti di 552 mila unità (-10%). In pratica, la crisi economica ha bruciato un posto di lavoro autonomo su dieci.
Tra gli autonomi la situazione non è rosea anche per chi è riuscito a rimanere occupato: secondo la CGIA di Mestre – che include tra gli autonomi i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e i coadiuvanti familiari –, nel 2014 il 24,9% delle famiglie con reddito principale da lavoro autonomo ha vissuto con una disponibilità economica inferiore a 9.455 euro annui – ovvero al di sotto della soglia di povertà fissata dall’ISTAT – contro il 14,6% delle famiglie dei lavoratori dipendenti.
Eppure, nonostante tutto, il lavoro autonomo rappresenta ancora una via percorsa da parecchi giovani – il 15% degli occupati italiani nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni è imprenditore o lavoratore autonomo contro il 6,5% della media europea – e desiderata da molti altri. Secondo il rapporto Youth entrepreneurship in Europe: Values, attitudes, policies, circa la metà dei giovani europei desidera un lavoro autonomo o a una carriera da imprenditore. Un’aspirazione che si scontra con il difficile momento economico dell’Europa: solo il 41% dei giovani europei ritiene fattibile diventare un imprenditore o lavoratore autonomo, una percentuale che scende al di sotto del 30% tra i giovani che vivono nei Paesi dell’area mediterranea.