Commercio ancora debole, Eurozona in affanno
Il contesto è molto simile da diversi mesi a questa parte: il commercio internazionale continua a registrare segnali di debolezza, l’Eurozona appare in rallentamento mentre prosegue la crescita degli Stati Uniti, seppure a ritmi ora inferiori. Ad appesantire la situazione dell’Eurozona, adesso, anche la Brexit, che secondo la Bce è uno dei principali fattori di incertezza.
Nel secondo trimestre 2016, si legge nella nota mensile dell’Istat, l’economia statunitense ha continuato a crescere (+1,2% la variazione del Pil su base annua dopo il +0,8% del primo trimestre), ma ad un ritmo inferiore alle attese. Il contributo principale proviene dalla spesa per consumi delle famiglie, ma anche le esportazioni hanno registrato in questo frangente una variazione positiva.
Il mercato del lavoro, cui la Fed presta molto attenzione anche in vista di nuove decisioni sulla politica monetaria, continua a mostrare segnali di ripresa. Il tasso di disoccupazione è fermo al 4,9%, ma nel mese di luglio sono stati creati 225 mila posti di lavoro a fronte dei 179 mila inizialmente previsti.
Nell’Eurozona, invece, la stima preliminare del Pil relativa al secondo trimestre fa emergere un rallentamento dell’economia, con una crescita dello 0,3% dal +0,6% del primo trimestre. In parte potrebbe influire il lieve rallentamento della domanda interna rispetto alla prima parte dell’anno. E pure la disoccupazione, nel mese di giugno, si è mantenuta stabile sul mese precedente (10,1%).
Secondo la nota dell’Istat “attualmente la svalutazione della sterlina nei confronti del dollaro è l’effetto più evidente dell’esito del referendum dello scorso giugno nel Regno Unito”. La Bank Of England – che ha tagliato le stime di crescita per il 2017 e per il 2018 – prevede un taglio dei tassi di interesse allo 0,25% e di riavviare il proprio programma di stimolo, quantitative easing.
Ad ogni modo un ostacolo alla crescita è senza dubbio rappresentato dal commercio mondiale che, secondo i dati del Central Plan Bureau (ripresi nella nota mensile Istat), a maggio ha registrato un’ulteriore flessione (-0,4%) dopo la diminuzione del mese di aprile (-0,3%). In particolare si sono ridotte in misura maggiore le esportazioni per i paesi avanzati (-2,1%), Eurozona in testa.