L’occupazione nei diversi settori economici
Negli anni della crisi la risalita occupazionale aveva riguardato soprattutto il settore dei servizi, che aveva ottenuto risultati migliori rispetto agli altri comparti. Il trend è rimasto pressoché simile – oltre il 90% della crescita degli occupati dell’ultimo anno (2015) è concentrato in questo segmento di attività economica, rileva l’Istat –, ma i progressi del mercato del lavoro cominciano ad essere in generale più evidenti.
La crescita degli occupati – osserva l’Istat nell’ultima edizione dell’annuario statistico – ha interessato nel periodo considerato esclusivamente i dipendenti (+207 mila unità, l’1,2% in più), mentre gli indipendenti sono diminuiti ancora (-0,4%).
In agricoltura gli occupati (che rappresentano il 3,8% del totale) sono aumentati di 31 mila unità (+3,8%) e in questo caso l’aumento ha coinvolto sia i dipendenti sia gli indipendenti. Nell’industria in senso stretto (che impiega circa un quarto degli uomini e il 12,3% delle donne occupate) l’occupazione resta invariata, sintesi di un lieve aumento tra i dipendenti (+0,4%) e di una diminuzione (-3,5%) tra gli indipendenti.
È nelle costruzioni, tra i settori più colpiti dalla crisi economica e che ancora oggi presenta le maggiori difficoltà, che la quota di occupati continua a scendere. Nel complesso la quota di occupati è pari al 6,5%, ma il numero di occupati è in flessione, seppure adesso ad un ritmo inferiore: -16 mila unità, l’1,1% su base annua.
Oltre il 90 per cento della crescita di occupati dell’ultimo anno, si diceva già all’inizio, si osserva nei servizi (+173 mila unità), in pratica è l’unico settore in cui i livelli occupazionali superano quelli del 2008. L’incremento ha interessato nel 2015 le attività finanziarie e assicurative, gli alberghi e ristorazione e i servizi alle imprese, mentre nel commercio è stata rilevata una tendenza inversa. La crescita di occupati nei servizi ha interessato in particolare il Centro e il Mezzogiorno.
Dal lato della domanda, cioè le imprese, il tasso di posti vacanti medio registrato nell’insieme delle imprese dell’industria e dei servizi risulta essere stato pari allo 0,6%. Come spiega l’Istat, ciò vuol dire che si rilevano 0,6 posti vacanti ogni cento posizioni lavorative occupate o vacanti.
Il valore è la sintesi dello 0,6% per l’industria e dello 0,7% nei servizi, e all’interno di questi i settori in cui si osservano i tassi medi più alti (1,3% e 1,2%) sono quelli delle attività professionali, scientifiche e tecniche e delle attività dei servizi di informazione e comunicazione, seguite dalle attività artistiche, sportive e di intrattenimento (con un tasso medio, nel segmento, che si attesta all’1,1%).