L’industria creativa cresce più del Pil
Quasi 50 miliardi di euro, 47,9 per la precisione. Tanto vale nel nostro Paese l’industria creativa e culturale. È quanto emerge da un rapporto redatto da E&Y (Ernst & Young), presentato a Milano in occasione della Triennale.
Si tratta di un particolare settore che tra i suoi comparti di riferimento include l’architettura, le arti performative, le arti visive, il cinema, i libri, la musica, la pubblicità, i quotidiani e periodici, la radio, la televisione e l’home entertainment e i videogiochi.
Secondo lo studio i ricavi diretti dell’industria della cultura e della creatività – che rappresentano l’86% dei ricavi totali del settore – sono aumentati del 2,4% nel 2015, 951 milioni in più rispetto all’anno precedente, arrivando a generare, appunto, un valore economico complessivo di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96% del Prodotto interno lordo italiano (il 2,55% considerando solo il valore economico diretto).
In realtà il valore potenziale del settore potrebbe superare anche i 72 miliardi di euro. Secondo l’analisi, infatti, a minacciare il settore sarebbero almeno due fattori: il value gap (ovvero “la remunerazione iniqua derivante dal mancato riconoscimento di una parte consistente del valore generato da alcuni intermediari tecnici, attraverso le loro piattaforme, alla filiera creativa, ideatrice e generatrice dei contenuti messi a disposizione”) e la pirateria (che, secondo alcune stime, in Italia avrebbe un valore compreso tra i 4,6 e gli 8,1 miliardi di euro). Due fattori che pesano anche sui risultati a livello occupazionale. Gli occupati potenziali del settore sono infatti 1,60 milioni.
Sta di fatto che, allo stato attuale, il settore può vantare un impatto notevole anche in questo senso. Con 1,03 milioni di occupati, di cui 880 mila diretti (il 4% dell’intera forza lavoro italiana) l’industria della cultura e della creatività è il terzo settore in Italia per occupazione, piazzandosi dietro a quello edile e a quello della ristorazione/alberghiero.
Dal recente rapporto di Federculture (su dati Istat) emerge che nel 2015 è aumentata notevolmente anche la spesa degli italiani per i consumi culturali e ricreativi: +3,8% rispetto al 2014 (+5,9% rispetto al 2015), arrivando a toccare i 67,8 miliardi di euro, il 6,7% della spesa totale delle famiglie italiane (pari a 1.010 miliardi di euro).
Un buon risultato, tuttavia a livello europeo l’incidenza sul totale della spesa risulta tra le più basse, facendo meglio solo di Grecia, Portogallo, Romania, Irlanda e Lussemburgo. Al top troviamo infatti la Svezia, con l’11% della spesa totale delle famiglie, i Paesi Bassi (10,9%) e la Finlandia (10,8%).