Super Bowl LI: un evento nell’evento
Ai New England Patriots la 51esima edizione del Super Bowl che si è tenuta a Houston, Texas: battuti i rivali dei Falcons di Atlanta 34-28, al termine di una partita che rimarrà nella storia per appassionati e tifosi. È la prima volta, infatti, che una finale Super Bowl viene decisa ai tempi supplementari, dopo che Atlanta era riuscita a condurre il match per diverse frazioni di gioco. Fino a quando, cioè, Tom Brady – 39enne quaterback tra i più importanti della storia del football, l’unico a conquistare il trofeo cinque volte in carriera – non è salito in cattedra trascinando i suoi alla vittoria.
Ma il Super Bowl, si sa, non è solo sport. È l’evento più seguito dell’anno negli Stati Uniti e (ormai) non solo. Questa edizione, poi, celava significati politici profondi. È il primo dell’era Trump e non sono mancate proteste contro il presidente n occasione della finale, date le conseguenze politiche e giuridiche alla recente decisione di cancellare i visti per l’ingresso negli Usa ai cittadini di sette paesi a maggiornaza musulmana. Inoltre, molte delle persone che non sono dalla parte del presidente hanno tifato Atlanta (dare un’occhiata ai social per credere), vista anche la simpatia – ostentata alla vigilia dallo stesso Trump durante un’intervista alla Fox – per i Patriots e in particolare per il coach Bill Belichick e Brady, suoi amici nonché suoi (timidi) sostenitori nei mesi della campagna elettorale. Lo show dell’half time, affidato quest’anno a Lady Gaga, non ha registrato particolari momenti tesi. Si temeva una presa di posizione dura da parte della cantante già fervente sostenitrice di Hillary Clinton, ma in verità si è limitata, per così dire, ad un invito all’unità e all’accoglienza nel paese. Momento patriottico, molto americano, prima del fischio d’inizio: a lanciare la monetina è stato il 41esimo presidente degli Stati Uniti, George H.W. Bush, omaggiato da tutto lo stadio e salutato calorosamente dai giocatori in campo (sugli spalti, invece, era presente il vice alla Casa Bianca di Trump, Mike Pence).
Altro aspetto fondamentale del Super Bowl, ogni anno, è il giro d’affari che innesca: un’azienda può pagare fino a 5 milioni di dollari per uno spot di 30 secondi trasmesso durante il match finale del campionato della National Football League, così da trasformare la messa in onda della pubblicità in un evento nell’evento. Tra i colossi che hanno trasmesso spot durante il match spiccano T-Mobile, Intel, Wix, Snickers, Hyundai, Lexus, Mercedes, Tiffany & Co, Honda, Kia. Ma anche trailer di film in uscita nelle sale o serie tv. Alcune aziende, quali Coca Cola e Airbnb, hanno sfruttato l’ccasione per prendere posizione, a proposito dell’attualità politica statunitense.