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Il caso vaccini in Italia (e nel mondo)

Un tema ampiamente dibattuto e controverso. Come siamo arrivati a questo punto?
di Fabio Germani

È attivo dal 14 giugno il numero di pubblica utilità 1500: chiamando, risponderanno medici ed esperti del ministero e dell’Istituto superiore di Sanità per fornire ai cittadini informazioni sulle novità introdotte dal recente decreto legge in materia di vaccinazioni obbligatorie da zero a 16 anni. A poche ora dall’entrata in funzione del servizio sono state 300 le chiamate ricevute, a conferma dei tanti dubbi sul tema che stanno affliggendo i genitori di figli in età scolare. Nel frattempo la Regione Veneto – in maniera pressoché analoga si sta muovendo pure la Regione Liguria – ha impugnato il provvedimento per «lesione dell’autonomia regionale». Il fatto contestato è l’obbligo previsto dal decreto, non l’utilità dei vaccini. Ma procediamo con ordine, tentando di capire come si è arrivati a questo punto.

IL DECRETO IN MATERIA DI PREVENZIONE VACCINALE
Il decreto, pubblicato in Gazzetta il 7 giugno 2017 e recante “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”, introduce una nuova serie di vaccinazioni obbligatorie, pena la non ammissione nelle scuole (questa specifica procedura in precedenza era stata in vigore fino al 1999), che così passano da quattro a 12 con sanzioni anche di natura economica per la mancata applicazione. La decisione del ministero della Salute per «dare una risposta concreta alla popolazione per la tutela della loro salute, dei loro figli e delle famiglie a fronte del drammatico calo della copertura vaccinale» segue una serie di allarmi in materia. Ad esempio l’aumento dei casi di morbillo, che stando all’ultimo bollettino dello stesso ministero (periodo 5-11 giugno) sarebbero saliti a 2.988, 137 in più rispetto alle precedenti rilevazioni.
Nelle linee guida, sempre il ministero ricorda che la soglia di copertura vaccinale raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) è pari al 95% (percentuale che permetterebbe di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge): «Se la quota di individui vaccinati all’interno di una popolazione raggiunge questo valore, si arresta la circolazione dell’agente patogeno. Il raggiungimento di tale soglia consente, quindi, di tutelare anche i soggetti fragili che, a causa delle loro condizioni di salute, non possono essere vaccinati». Oggi le coperture medie nazionali dei vaccini risulterebbero al di sotto della soglia prevista, in alcuni casi lievemente (pertosse 93,6%; tetano 93,7%; epatite B 93%…), in altri in maniera più marcata (meningococco C 80,7%, e fino al 46,1% della varicella). Le 12 vaccinazioni obbligatorie non corrispondono a 12 punture, in quanto sei vaccinazioni (anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b) possono essere somministrate con l’esavalente, quattro (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella) con la vaccinazione quadrivalente, mentre i vaccini anti-meningococco B e anti-meningococco C devono essere fatti separatamente (in tutti i casi vanno considerati i relativi richiami).

COME SI È ARRIVATI A QUESTO PUNTO
Le reazioni all’obbligo per le vaccinazioni in età scolare sono diverse, l’argomento divide l’opinione pubblica. Ad oggi si registrano, in molte città d’Italia, manifestazione di genitori contrari all’obbligo. Ma anche pareri favorevoli (secondo una recente ricerca Tecnè lo è il 79% degli intervistati, quota che cresce all’85% tra quanti hanno figli nelle fasce di età interessate). Tra le cause del calo della copertura vaccinale, il ministero della Salute elenca «la scarsa consapevolezza degli effetti benefici per la salute, individuale e collettiva; la ridotta percezione dei rischi legati alle malattie
infettive; la diffusione di teorie prive di fondamento scientifico che mirano ad enfatizzare la gravità e la frequenza degli eventi avversi da vaccinazione». Per quanto riguarda la diffusione di teorie prive di fondamento, l’Eurispes nel Rapporto Italia 2016 ricorda il caso della presunta correlazione tra vaccini e autismo, convinzione basata sulla pubblicazione nel 1998 di un articolo del medico britannico Andrew Wakefied (poi radiato) sulla rivista The Lancet: il documento venne ritirato nel 2010, ma già all’epoca lo studio fu ritenuto non attendibile a causa di alcuni difetti e dati apparentemente falsificati, oltre che per il campione scarsamente rappresentativo (solo 12 bambini analizzati). Eppure la teoria, nel tempo, ha ottenuto una vasta diffusione, soprattutto online. Nel Rapporto dell’Eurispes, però, si fa riferimento anche ad altri elementi utili per comprendere meglio il contesto: il diritto al rifiuto alle vaccinazioni per i propri figli che si può esercitare tramite l’Obiezione Attiva e il Dissenso Informato; la somministrazione (di fatto) attraverso l’esavalente di ulteriori vaccinazioni oltre le quattro obbligatorie (il testo, lo ricordiamo, è dello scorso anno); le norme sulla cautela vaccinale, vale a dire la legge 210/1992 che unitamente alla legge 229/2005 stabilisce un indennizzo per eventuali danni dovuti alla vaccinazione, il Dm 12 dicembre 2003 con cui le Asl sono tenute ad avvisare gli utenti nonché raccogliere dati e segnalazioni su possibili reazioni avverse, il Dpr n. 335/1999 che ha sancito la libera frequenza scolastica ai soggetti non vaccinati.

LA FIDUCIA NELLA SICUREZZA DEI VACCINI NEL MONDO
Lo studio del Vaccine Confidence ProjectThe State of Vaccine Confidence: 2016 – misura la fiducia delle persone nei vaccini in 67 paesi. In Europa i più scettici sono i francesi, che nel 41% dei casi ritengono le vaccinazioni una pratica non sicura (lo studio prende in esame diverse variabili quali l’efficacia o il condizionamento dettato dai credi religiosi, ma qui ci soffermeremo sulla sicurezza), mentre in Italia poco più del 20% la pensa allo stesso modo (il 15% tendenzialmente, il 5% in modo più netto). Percentuali che scendono non di poco in Spagna e in Germania. Negli Stati Uniti la quota di chi ritiene sicuri i vaccini è oltre l’80%, mentre il Giappone appare decisamente più scettico. In un paese come la Nigeria, dove le campagne di vaccinazione e assistenza medica spesso difettano dell’adeguata copertura, la percezione sulla sicurezza supera il 90%. La quota di persone che non ritengono i vaccini sicuri si attesta nella media globale al 12%.

@fabiogermani

 

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