Imprese: in crescita il numero delle PMI eccellenti
Annualmente Global Strategy analizza un gran numero di imprese, selezionandone poi solo alcune. Le cosiddette eccellenti. L’ultimo report contiene diversi dati molto interessanti.
Quello relativo al numero, innanzitutto. Nel 2017 il report ne ha contate 522 – il 72% è attivo nel Nord-Est e nel Nord Ovest del Paese – in aumento rispetto alle 448 censite l’anno precedente. Solo il 12% è presente nel Mezzogiorno (quelle attive nel Sud e nelle Isole registrano performance superiori alla media).
L’analisi passa in rassegna oltre 42mila imprese italiane (attive nei servizi e nella manifattura) selezionando le 7.500 con un fatturato tra i 20 e i 250 milioni di euro, per poi scegliere quelle che, negli ultimi cinque anni, hanno superato la media del proprio settore di appartenenza in oltre dieci parametri economico-finanziari e patrimoniali.
La distribuzione territoriale non è l’unico aspetto interessante, in realtà. Il report osserva che il comparto alimentare è il primo per numero di PMI eccellenti attive nel settore (seguono la meccanica, i prodotti di metallo, il sistema moda e il chimico-farmaceutico).
Le imprese eccellenti offrono un contributo importante anche sul fronte occupazionale: nell’ultimo quinquennio, hanno aumentato i loro organici di circa il 30%, assumendo 16mila lavoratori. Il dato dovrebbe continuare a crescere: l’80% delle PMI eccellenti ha dichiarato l’intenzione di creare nuovi posti di lavoro nei prossimi tre anni.
Le PMI eccellenti si contraddistinguono anche per una propensione all’innovazione (il 4% ha dichiarato di aver investito in ricerca&sviluppo) e per un forte interesse verso la quarta rivoluzione industriale: il 14% ha investito in Industria 4.0, con obiettivi diversi. Il 64% vuole aumentare la produttività, il 43% intende invece ridurre i costi di produzione mentre il 36% lo ha fatto per migliorare la qualità del prodotto.
I benefici attesi sul modello di business: ottimizzazione (28%), sviluppo nuovi prodotti e servizi (25%), customizzazione (25%), riduzione del time to market (23%).
Le innovazioni previste dai nuovi modelli di produzione previsti dall’Industria 4.0 non dovrebbero avere un impatto negativo sull’occupazione: solo 17% si ridurrà il numero dei posti di lavoro a livello macroeconomico, e solo nel 2% dei casi questo avverrà nelle imprese eccellenti.