Costruzioni: nuovi segnali di ripresa dalle imprese
A giugno 2017 l’ISTAT ha rilevato un aumento della fiducia tra le imprese del comparto delle costruzioni, il più alto da nove anni (a migliorare sono i giudizi sugli ordini mentre le aspettative sull’occupazione sono in calo). Il dato è interessante perché riguarda le imprese attive in uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi economica.
La crisi economica ha colpito duramente il comparto – diversi studi hanno quantificato i tanti fallimenti e i posti di lavoro bruciati dal 2008 in poi –, ancora lontano da una vera ripresa, almeno sul fronte occupazionale: secondo uno degli ultimi rapporti dell’ISTAT (Stima preliminare del PIL e dell’occupazione a livello territoriale), l’occupazione nel comparto – misurata in termini di numero di occupati – è diminuita del 3,2% rispetto all’anno precedente. Anche se recentemente non sono mancati (timidi) segnali positivi.
Nel registrare il terzo calo consecutivo dei fallimenti – nel 2016 le imprese fallite sono state 13,5 mila, in diminuzione rispetto al 2015 (-8,5%) –, il CERVED osserva che quella rilevata nelle costruzioni (2,9 mila fallimenti, -11,1% su base annua) è la riduzione più marcata tra tutti i settori dell’economia. Le imprese dei servizi e dell’industria fallite sono state rispettivamente 7,1 mila (-8,7%) e 2,1 mila (-5,8%).
A chiudere i battenti sono specialmente le realtà imprenditoriali di dimensioni più piccole: dalla lettura dei dati di Unioncamere-Infocamere, sulla natalità e la mortalità delle imprese registrate presso le Camere di commercio nel 2016, emerge che lo scorso anno il processo di selezione nel settore delle costruzioni ha riguardato principalmente le micro-imprese edili (al 31 dicembre del 2016, in Italia erano iscritte presso le Camere di Commercio 511.077 imprese artigiane attive nel comparto delle costruzioni).
Rispetto al passato recente, inoltre, le imprese delle costruzioni hanno migliorato le loro abitudini di pagamento: nel primo trimestre del 2017, hanno impiegato mediamente 85,1 giorni (2,1 in meno dell’anno precedente) per saldare quanto dovuto ai loro fornitori (i dati sono del CERVED).
Al forte calo dei ritardi (-2,7) corrisponde un aumento dei termini concordati (da 67 a 67,6 giorni), che erano fortemente diminuiti durante la fase più acuta della crisi.