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Consumi “non food” in calo dal 2007

Secondo l'ultimo rapporto di GS1 Italy, la spesa non alimentare degli italiani è passata dai 113,9 ai 102,5 miliardi nell'arco di dieci anni
di Redazione

Nella consueta Nota mensile, l’ISTAT riporta diversi dati. Uno tra questi è quello relativo ai consumi delle famiglie italiane – nel primo trimestre del 2107, sono cresciuti su base trimestrale (+1,3%) – che sono cambiati molto nell’ultimo decennio.

Le difficoltà e le incertezze della crisi economica hanno imposto alle famiglie a una spending review domestica, del resto. Un recente rapporto di GS1 Italy (l’edizione 2017 dell’Osservatorio Non food) sottolinea che la crisi ha “modificato in maniera strutturale alcune abitudini di spesa” degli italiani – nell’ultimo decennio i consumatori hanno acquistato più i servizi (istruzione, utilities, trasporti, comunicazioni, spese culturali, servizi finanziari, servizi sanitari, alberghi e ristoranti) che i prodotti non alimentari –, quantificandone anche l’impatto sui consumi dei prodotti non alimentari. I risultati sono interessanti.
Secondo il rapporto, i consumi non alimentari delle famiglie italiane sono diminuiti di circa il 10%, passando dai 113,9 miliardi del 2007 ai 102,5 miliardi di euro del 2016 (-11,5 miliardi). I tagli non hanno riguardato le voci di spesa con la stessa intensità, ovviamente (su alcuni l’impatto è stato più consistente, su altri meno).
In particolare, l’Osservatorio – lo studio non considera le spese destinate ai mezzi di trasporto, carburanti, tabacchi, grocery (prodotti alimentari e articoli per l’igiene) e altri servizi cresciute dell’1,2% dal 2007 – rivela che la riduzione più marcata è stata quella registrata tra i prodotti tessili (abbigliamento, calzature e tessile casa): nel 2016 gli italiani hanno speso 26 miliardi contro i 35 del 2007 (-24,7%). In calo anche l’elettronica di consumo (dai 21,6 ai 20,1 miliardi, pari al 6,7% in meno), l’arredo per la casa e i casalinghi (dai 21,7 ai 18,3 miliardi, -15,4%) e l’Entertainment (ovvero i giocattoli, libri, homevideo, supporti musicali, videogiochi e i prodotti della cancelleria, passati dai 6,7 ai 5,7 miliardi, -13,6%).
L’unica voce in crescita? Il Bellessere – termine che include tutti i prodotti che puntano al benessere fisico ed estetico del consumatore (gli articoli per lo sport, i prodotti per l’automedicazione, profumeria e ottica) –, in crescita del 20,6% (dai 16,5 ai 19,961 miliardi).

 

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