Povertà: come varia da Nord a Sud
Tanto la povertà assoluta quanto quella relativa si attestano su valori stabili rispetto al 2015, stando alle ultime rilevazioni dell’Istat. Nel primo caso la povertà viene calcolata sulla base di una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un paniere di beni e servizi, considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile (le soglie possono variare, ad esempio secondo la dimensione della famiglia o la ripartizione geografica). La povertà relativa viene invece stimata individuando il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi.
Per chiarire meglio la metodologia utilizzata per stimare l’incidenza della povertà relativa, la soglia di povertà per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro-capite nel paese, che nel 2016 era di 1.061,50 euro (+1% rispetto al valore della soglia nel 2015, quando era pari a 1.050,95 euro).
Per quanto riguarda la povertà assoluta, l’Istat fa alcuni esempi: per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà è pari a 817,56 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 733,09 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 554,03 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. Per una famiglia di quattro componenti (18-59 anni) la soglia, per la stessa tipologia (centro area metropolitana, al Nord), è di 1.696,91 euro, che scende a 1.330,99, al Sud e nelle Isole.
L’Istat sottolinea che i redditi da lavoro, così come quelli da pensione da lavoro, rappresentano una forma non indifferente per la tutela dal rischio di povertà. Se la povertà assoluta è in sostanza inesistente tra la classe dirigente e le famiglie dei pensionati d’argento, cresce per quelle degli impiegati, pur mantenendosi su valori molto bassi (2,3% in lieve peggioramento rispetto all’1,6% dei due anni precedenti).
Le famiglie degli operai in pensione e quelle dei giovani colletti blu mostrano un’incidenza di povertà rispettivamente pari al 4,6% e al 3,8%, valori che salgono nel Mezzogiorno in entrambi i gruppi sociali (rispettivamente al 7,3% e al 6,9%). Più contenuti, invece, al Nord: 3% e 1,6%.