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Il contributo “bio” al settore vinicolo

Nel 2016 le vendite di vino biologico sono cresciute del 34% rispetto al 2015, arrivando a toccare un valore di 275 milioni di euro
di Redazione

La grande tradizione vinicola italiana, associata con l’ormai consolidata cultura del bio, ha creato nel nostro paese un mercato del vino biologico che è in continuo aumento. Secondo i dati della ricerca del Wine Monitor Nomisma, presentati per il Vino Bio day per Ice-Agenzia, risulta che un italiano su quattro, il 25%, ha avuto occasione di consumare vino biologico, percentuale in crescita rispetto all’anno precedente (+4%). Ancor più consistente, è l’aumento registrato nel confronto con i dati relativi al 2013, quando, secondo le stime, soltanto il 3% degli italiani aveva consumato del vino biologico.

La crescita dei consumatori si traduce in un incremento del 34% delle vendite nel 2016, rispetto al 2015, che raggiungono così la quota di 275 milioni di euro. Come per il vino tradizionale, inoltre, quello biologico è particolarmente apprezzato nel mercato estero tanto da produrre un giro d’affari di 192 milioni di euro, pari al 3,4% dell’export del vino italiano (biologico e non).
A supportare il trend, sempre in positivo, è l’importanza che il mercato estero del vino rappresenta per le imprese bio, ovvero in media il 70% del fatturato complessivo.
La qualità e l’affidabilità del prodotto, messe al primo posto tra i fattori trainanti dell’export, non condizionano positivamente solo l’economia del vino, ma contribuiscono alla crescita di tutto il settore biologico. Infatti, stando ai dati Nielsen sull’andamento delle vendite biologiche nella grande distribuzione organizzata relativi all’anno tra il 31 marzo 2016-17, le vendite dei prodotti alimentari biologici sono aumentate di 166 milioni, con un’incidenza del 40% rispetto alla crescita totale del settore alimentare.
Nel 2016, in generale, la vendita dei prodotti bio è salita del 19,7% rispetto l’anno precedente. Particolarmente intesa, poi, la crescita registrata nei discount e nelle superette, i punti vendita con una superficie tipicamente compresa tra i duecento ed i quattrocento metri quadrati, a testimonianza della vasta capillarità e diffusione che ha raggiunto la produzione bio.
In particolar modo, la ricerca mette in luce che le famiglie che consumano bio vivono soprattutto nel Nord Italia, in misura minore nel Centro e nel Sud. L’andamento positivo delle vendite è supportato da un simultaneo aumento dell’offerta: l’assortimento di prodotti alimentari bio negli scaffali della grande distribuzione organizzata è cresciuto del 23%. Incremento che è certificato dai dati della Bio Bank, la banca dati del settore biologico in Italia, secondo cui, tra il 2001 e il 2016, le catene della GDO aventi un proprio brand biologico sono passate da 9 a 22, e le vendite di tali prodotti nei supermercati hanno superato nel 2015 quella dei rivenditori specializzati.

 

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