Ancora elevato il cuneo fiscale in Italia
Tagliare le tasse sul lavoro per favorire la crescita economica dell’Eurozona. È questo l’ultimo monito lanciato dalla Banca centrale europea attraverso le anticipazioni dell’ultimo bollettino economico. Secondo la Bce, infatti, sarebbe opportuno spostare la tassazione sui consumi e sulle proprietà, cosa che porterebbe vantaggi anche in termini di equità.
Quello delle tasse sul lavoro è un argomento molto dibattuto perché va a impattare negativamente sia sull’imprenditoria, che con con un carico fiscale elevato si trova a fronteggiare costi molto spesso troppo elevati per ogni singolo lavoratore, sia per i dipendenti, per i quali il salario netto è di molto inferiore rispetto alla cifra lorda.
Secondo le ultime rilevazioni dell’Eurostat, alla fine del 2016 il costo orario del lavoro nell’Eurozona (ovvero la somma delle retribuzioni lorde e degli oneri sociali) è aumentato dell’1,6%, accelerando rispetto al +1,5% registrato un anno prima.
In Italia le rilevazioni hanno mostrato una variazione nulla, ma è anche vero che, se si considera solo il cuneo fiscale (ovvero l’insieme ti tasse dirette e indirette che pesano sul costo del lavoro totale, siamo al quinto posto dell’area Ocse, alle spalle solo di Belgio, Germania, Ungheria e Francia. Nel nostro Paese, infatti, l’incidenza delle tasse sul costo del lavoro è pari al 47,8%.
Eppure non mancherebbero i vantaggi legati ad una riduzione del carico fiscale sul lavoro. Secondo la Uil, per esempio, abbassare il cuneo fiscale di sei punti percentuali garantirebbe un risparmio di oltre 1.400 euro sui salti di 24 mila euro annui. Una riduzione che andando ad incidere positivamente sul costo sostenuto dalle imprese per i singoli lavoratori, potrebbe favorire nuove assunzioni.