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Venezuela nel caos, un riassunto

Le proteste si sono intensificate dopo l'elezione dell'Assemblea costituente. Dall'economia al collasso alle sanzioni statunitensi contro Maduro: cosa sta succedendo
di Redazione

Venerdì 4 agosto è il giorno in cui si è insediata l’Assemblea costituente che dovrà riscrivere la carta costituzionale del Venezuela, quella voluta da Hugo Chávez. Il presidente Nicolas Maduro aveva deciso per uno slittamento di 24 ore dopo il voto di domenica 30 luglio, boicottato dalle opposizioni e vinto dal partito al governo (Partito socialista unito del Venezuela). L’Assemblea conterà 545 membri e secondo molti servirà, piuttosto, ad accentrare ulteriormente il potere di Maduro, trasformando il sistema politico del paese in una dittatura di fatto. Le proteste, che ormai vanno avanti da tempo, si sono intensificate da aprile quando il presidente annunciò la volontà di limitare i poteri al Parlamento, il successivo passo indietro non è servito a contenere le manifestazioni delle ultime settimane. Cifre esatte è difficile averle, ma si stima che dal mese di aprile siano oltre cento i morti (1.500 i feriti, 500 le persone arrestate).

Secondo i dati forniti dal governo l’affluenza del 30 luglio si è attestata al 41,5% (un valore di molto inferiore rispetto alla partecipazione nell’era chavista), mentre per le opposizioni non si è andato più su del 12%. In effetti la società Smartmatic – che ha gestito i dati delle elezioni – ha accusato il governo di avere alterato i dati sull’affluenza, accusa che Maduro ha respinto energicamente al mittente. Prima del voto per l’Assemblea, le altre forze politiche avevano organizzato una sorta di referendum, dal valore esclusivamente simbolico, da cui tuttavia era emerso una maggioranza schiacciante contraria all’Assemblea costituente.

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Due leader di opposizione, il sindaco di Caracas Antonio Ledezma e Leopoldo López del partito Voluntad Popular, sono stati arrestati nei giorni che hanno seguito il voto, circostanza che ha contribuito a inasprire il clima già teso. Nonostante le pressioni, Maduro resta alla guida del paese, ma i problemi del Venezuela certo non sono recenti. In primo luogo è importante sottolineare come il paese stia attraversando una prolungata crisi economica, legata in larga parte al crollo dei prezzi del petrolio. Il Venezuela è tra i paesi con le maggiori riserve al mondo e ancora oggi il settore vale il 20% del Pil, la quasi totalità delle esportazioni, per una contrazione dell’economia – a partire dal 2014 – di circa 30 punti percentuali. Gli Stati Uniti hanno imposto delle sanzioni al presidente del Venezuela: prevedono il congelamento degli asset di Maduro che sono sotto la giurisdizione statunitense e vieta agli americani di fare affari con lui. Si era anche parlato, nei giorni scorsi, di possibili sanzioni contro l’industria petrolifera. Una decisione, nel caso, che varrebbe un duro colpo all’economia del Venezuela.

 

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