Lavoro autonomo: ci supera solo la Grecia
La crescita degli occupati a luglio, secondo gli ultimi dati Istat (+59 mila rispetto a giugno), è derivata dall’aumento sia dei lavoratori dipendenti (+0,2%, +42 mila) sia degli indipendenti (+0,3%, +17 mila), anche su base annua l’incremento si è registrato nella sola componente dipendenti (+2,2%, +378 mila) a fronte di un calo tra gli indipendenti (-1,5%, -84 mila).
Ad ogni modo, nel complesso, il numero degli indipendenti attivi nel nostro paese resta tra i più alti in Europa, nonostante una diminuzione avvenuta tra il 2007 e il 2015 di 522 mila unità (-10%), stando a recenti stime di Confesercenti.
Nel 2016, nell’Unione europea, il numero degli autonomi ammonta a 30,6 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni (dati Eurostat), rappresentando il 14% dell’occupazione totale.
Una realtà che interessa principalmente gli uomini (nell’anno di riferimento sono autonomi due uomini su tre, il 67%), mentre più della metà – il 55% – ha 45 anni o più. Circa un terzo (il 35%) possiede un livello di istruzione superiore e sette su dieci (il 71%) non hanno dipendenti.
Tra i settori di attività economica maggiormente coinvolti nel 2016, il “Commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli” (4,8 milioni di persone, il 16% di tutti i lavoratori autonomi nell’UE), “Agricoltura” (4,4 milioni, 14%), “Costruzione” (3,9 milioni, 13%) e “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (3,7 milioni, 12%).
La quota più alta di lavoratori autonomi – oltre la media europea – si osserva in Grecia e in Italia. Nel paese ellenico quasi un terzo dei lavoratori è autonomo 29%, mentre lo è circa uno su cinque in Italia (21%). A seguire la Polonia con una quota di lavoratori autonomi che si attesta al 18%. All’opposto, questa tipologia di lavoratori rappresenta meno del 10% dell’occupazione totale in Danimarca (8%), Germania, Estonia, Lussemburgo e Svezia (9%). In Francia è sopra il 10%, in Spagna supera il 15%.