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Spesa alimentare in crescita dopo cinque anni

Secondo l’ISMEA questa inversione di tendenza certifica un processo in atto di uscita dalla crisi economica
di Redazione

Il dato è in controtendenza rispetto al passato. L’ISMEA – ovvero l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare – rivela che la spesa alimentare delle famiglie italiane è tornata a crescere dopo cinque anni di segno negativo.

Nel primo semestre 2017 la spesa per i consumi alimentari degli italiani è aumentata del 2,5%. Sono cresciute tutte le principali voci di spesa, seppure a ritmi differenti: le vendite di prodotti ittici sono aumentate del +7,4% per i prodotti freschi e del +4,2% per i prodotti trasformati.
A crescere del 4,5% sono state anche le vendite di bevande (con le birre che superano l’8%); dei salumi (+3,2%) e delle carni suine fresche (+1,2%).
In aumento la spesa per frutta fresca (+5,8%) e per gli ortaggi freschi (+5,5%). Quest’ultimo è un dato particolarmente significativo, si legge nel report. Il motivo: la conclusione di un lungo trend di contrazione dei consumi di frutta e verdura che ha caratterizzato il mercato italiano negli ultimi anni.
L’ISMEA osserva che il segno positivo certifica “un processo in atto di uscita dalla crisi economica”. Crisi “che ha portato gli italiani, nel corso di questi anni, a rivedere e riorganizzare il proprio carrello della spesa, non solo alimentare”.
Le incertezze, le difficoltà della crisi economica hanno indotto gli italiani ad effettuare una revisione della spesa domestica, tagliando laddove era possibile farlo e rinunciando anche all’acquisto di prodotti di prima necessità. Studi, che ne hanno certificato l’impatto negativo sui consumi, non sono mancati.
L’ISTAT offre un quadro molto dettagliato, in merito. Il rapporto Conti nazionali per settore istituzionale per gli anni 2014–2016 rileva che la crisi economica è stata caratterizzata da diverse fasi.
Dopo la contrazione registrata nel 2009 – l’ISTAT parla di “calo significativo” –, i consumi finali delle famiglie sono tornati a crescere, fino a risultare “di poco inferiori” ai livelli pre-crisi nel 2011 (-1,5% rispetto al 2007).
L’impatto della seconda fase recessiva è stato più consistente – nel 2013 il volume era del 7,7% al di sotto del livello di inizio periodo – e soltanto parzialmente compensato dal lento recupero rilevato tra il 2014 e il 2016. L’anno scorso, il volume dei consumi era ampiamente inferiore rispetto al 2007 (-4,7%).

 

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