Digitalizzazione: l’Italia è ancora indietro
Nonostante i potenziali vantaggi sia in termini economici che occupazionali e nonostante l’Europa, in generale, abbia compiuto notevoli passi in avanti, in quanto a digitalizzazione l’Italia ha ancora molta strada da fare (ad essere indietro è soprattutto la nostra Pubblica Amministrazione).
Già qualche mese fa l’indice DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Ue ha evidenziato come il nostro Paese non riesca a tenere il passo, relegandoci al 25esimo posto su 28 (la stessa posizione di un anno fa). Un piazzamento ottenuto a causa degli scarsi risultati ottenuti in cinque diversi indicatori: connettività, capitale umano, utilizzo di internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali.
Il problema è sempre lo stesso: la scarsa propensione agli investimenti, sia da parte del privato che del pubblico. Sebbene ormai siano passati gli anni più bui della crisi economica, gli effetti si fanno ancora sentire, soprattutto in Italia e soprattutto per le imprese. Basti pensare che – secondo uno studio di NetConsulting – gli investimenti italiani in servizi ICT si attestano al 4,8% del Pil nel nostro Paese, contro il 6,5% della media europea, il 6,8% della Germania e il 7% della Francia.
Eppure diversi studi hanno dimostrato come una maggiore digitalizzazione si tradurrebbe in maggior risparmio, maggior efficienza, ma anche in una maggiore trasparenza, con benefici anche dal punto di vista della semplificazione. Solo a livello europeo, il completamento del mercato digitale unico potrebbe contribuire all’economia per 417 miliardi di euro l’anno, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro e migliorando sensibilmente i servizi pubblici.
Ad oggi – secondo il Benchmark Measurement of Eu eGovernment Services realizzato da Commissione Ue e Capgemini – solo il 19% degli italiani utilizza servizi online per interagire con le amministrazioni pubbliche, meno della metà della media europea, pari al 52%. Anche sul tema della competenze digitali siamo indietro rispetto al resto d’Europa: al 38% contro il 51% della media Ue, così come per l’uso dell’Ict, al 34% contro il 48% e la connettività al 44% contro il 60% Ue.
Vicini, o superiori, alla media Ue invece per l’apertura di dati e informazioni, 60% contro il 59% e per la digitalizzazione del settore privato, 30% contro il 35%. Decisamente superiore rispetto al resto d’Europa il tasso di penetrazione della carta d’identità elettronica: al 61% contro il 52% della media Ue.