Bitcoin: un investimento sicuro o un rischio?
Mille percento. Mille. Probabilmente sono pochi i casi in cui si può – o si è potuto – parlare di un aumento simile del valore di un bene d’investimento, per di più in soli dodici mesi. È quello che è accaduto al valore dei Bitcoin, la “moneta virtuale” (ormai acquistabile su diverse piattaforme online, app, agenti di cambio e distributori ATM, anche se questi ultimi sono ancora pochi in Italia) che, nata nel 2009, da ormai un paio d’anni sta convincendo numerosi investitori. In effetti monetizzare con i Bitcoin, per chi qualche anno fa ebbe il coraggio di provarci, almeno finora è stato redditizio. Basti pensare che quando su T-Mag abbiamo spiegato cosa sono e come funzionano(era il maggio del 2016), il valore di ogni Bitcoin era inferiore ai 500 dollari, mentre di recente, macinando record su record, è arrivato a superare i 15 mila dollari.
Quello che però oggi, per chi decide di puntarci su, sembra una gallina dalle uova d’oro, allo stesso tempo desta anche delle preoccupazioni riguardo l’affidabilità. Innanzitutto perché l’alone misterioso di oggetti non tangibili – nonostante ormai la digitalizzazione abbia interessato molti servizi e attività del sistema economico, basti pensare al commercio – tende sempre un po’a far diffidare e a spaventare, ma anche perché il Bitcoin è già stato interessato da alcune svalutazioni repentine. Due esempi: già nella seconda metà del 2013 il valore salì fino a superare i mille dollari, ma nel corso dei mesi successivi riprese a oscillare scendendo anche ai 230 dollari circa di fine 2014, mantenendosi poi a livelli inferiori ai mille dollari fino all’inizio di quest’anno. Altro esempio è di qualche giorno fa, quando durante la forte accelerazione che ha portato il valore dei Bitcoin intorno ai 18mila dollari ha subìto una brusca frenata perdendo il 16% in poche ore. È successo a fine novembre e il valore in meno di 24 ore è sceso da oltre undicimila dollari a poco più di novemila dollari, per poi ritranquillizzare gli investitori salendo ai livelli odierni. Senza contare che, non essendo regolamentato da alcuna banca centrale o da alcun Paese, non offre quel genere di trasparenza e di sicurezza che dovrebbe garantire un bene di investimento di questo livello. In un’intervista rilasciata a Bloomberg TV – ripresa dal Sole24Ore – il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha spiegato che «la probabilità che la corsa di Bitcoin finisca in lacrime è alta. È proprio perché non ha trasparenza, che il Bitcoin come mezzo di pagamento è richiesto. Lo è da persone che lo usano principalmente per attività illecite e quando questo sarà chiaro, i governi lo faranno cadere e la domanda andrà a picco». La buona notizia però è che una sorta di paracadute per gli investitori è arrivata: domenica i futures sui Bitcoin sono approdati in borsa, al Chicago Board Options Exchange. I futures non sono altro che un’assicurazione per tutelarsi contro le fluttuazioni di un determinato bene, in genere materie prime (petrolio, oro, argento, ma anche cacao o agrumi). In sostanza, attraverso la stipulazione di contratti futures chi venderà e chi acquisterà Bitcoin lo dovrà fare al prezzo stabilito dal contratto: se la stipulazione prevede che a gennaio prossimo i Bitcoin dovranno essere scambiati a 16 mila dollari, chi acquista sarà tutelato perché non sarà costretto a pagarli di più, in caso di aumento del valore, mentre chi vende non rischierà in caso di perdita del valore, potendo vendere al prezzo accordato nel contratto futures.