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Misurare la soddisfazione dei lavoratori

Tra quanti hanno un lavoro, ben retribuito e abbastanza "sicuro", cresce il grado di soddisfazione. Ma quali sono i benefit aziendali più desiderati?
di Silvia Capone

Il Rapporto BES 2017 conferma un miglioramento degli indicatori sulla qualità del lavoro: risulta in aumento il dato sulla trasformazione dei posti di lavoro, da atipici a dipendente a tempo indeterminato, mentre diminuisce la quota di occupazioni poco remunerative (questi, ovviamente, sono trend generali, la situazione è più complessa di così). Il dato in positivo, ad ogni modo, si riflette anche nella sfera soggettiva degli intervistati, per cui diminuisce la percezione di insicurezza che gli italiani hanno per il proprio lavoro, in maniera maggiore per coloro che temono di perdere la loro occupazione e di non trovarne una simile; contestualmente rimane stabile la soddisfazione dei lavoratori italiani, che si attesta ad un punteggio di 7,3 su 10. Ad indirizzare i giudizi intervengono diversi fattori, in particolare il tipo di lavoro e il genere. Per quel che riguarda la stabilità lavorativa, secondo il BES l’aumento maggiore si è avuto per gli uomini, residenti al Sud, con un contratto di dipendenti a tempo determinato – il 30,2% contro il solo 3,8% dei dipendenti a tempo indeterminato. Analogamente i più insoddisfatti rimangono i lavoratori dipendenti a tempo determinato e i collaboratori. Ad influenzare il livello di soddisfazione anche il tempo lavorativo e di conseguenza la volontarietà del regime orario, infatti il 51,2% dei lavoratori full time e più del 60% dei part time volontari esprimono un grado di soddisfazione medio tra 8 e 10, mentre lo stesso punteggio è dato solo dal 29,8% di coloro che si trovano a svolgere un part time involontario.

Per migliorare la soddisfazione dei dipendenti, e incentivarne la produttività, i datori si affidano al welfare aziendale, che non è esplicitamente incluso nel computo dell’indicatore del BES, ma di certo condiziona molto la considerazione che i lavoratori hanno del proprio impiego. Secondo una ricerca svolta da Ipsos Marketing per Sodexo Benefit & Rewards Service, il 44% dei lavoratori intervistati gode di benefit, anche se i più utilizzati non coincidono con quelli realmente desiderati. Infatti, mentre il 70% dei lavoratori utilizza buoni pasto, il 38% ha la possibilità di usufruire strumenti hi-tech, il 36% di stipulare polizze assicurative, stando alla ricerca condotta i benefit più ambiti sono i servizi di sostegno alla famiglia, rimborso di tasse, libri di testo e servizi asilo, 59%, di benessere personale quindi spese mediche o viaggi ricreativi per il 54%, e di shopping, buoni o regali materiali, per il 52%. Il fatto che il podio delle due liste non corrisponda dipende innanzitutto dal tipo di azienda in cui si lavora, per le multinazionali o per le grandi imprese è più agevole dotarsi di un welfare aziendale competitivo e di servizi convenienti solo se utilizzati da un numero consistente di persone, quali asili, mense o palestre aziendali ad esempio. Inoltre i benefit quali rimborsi e buoni spesa sono personali, e quindi assimilabili a premi di produttività, mentre il welfare aziendale – che invece comprende servizi quali buoni pasto e assicurazione – sono universali e slegati da un obiettivo lavorativo.

 

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