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Non solo pizza, spaghetti e mandolino

Sono molti i primati che rendono il nostro Paese competitivo, nonostante i ritardi della nostra economia (elevato debito pubblico, diseguaglianze sociali...). Nel consueto "L'Italia in 10 selfie" la Fondazione Symbola elenca alcune delle attività in cui rendiamo al meglio, dall'abbigliamento al machinery, passando per la farmaceutica e l'efficienza dei settori produttivi in generale
di Matteo Buttaroni

Come ogni anno la Fondazione Symbola – nata nel 2005 per promuovere la soft economy, un modello di sviluppo orientato alla qualità in cui tradizioni e territori sposano innovazione, ricerca, cultura e design – ha redatto L’Italia in 10 selfie, un decalogo in cui riassume alcune tra le principali peculiarità produttive italiane. «Molti dei punti di forza del nostro Paese – spiega il presidente della Fondazione Ermete Realacci presentando l’edizione 2018 – sono sottovalutati anche dagli italiani, che hanno, secondo un’indagine IPSOS, un’opinione dell’Italia nettamente meno positiva di quella del resto del mondo. Eppure una chiara visione della realtà è essenziale per affrontare anche i nostri specifici ritardi: non solo il debito pubblico ma le ferite della crisi, le diseguaglianze sociali, l’economia in nero e illegale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace e spesso soffocante. L’Italia in 10 selfie di Symbola è un promemoria, quasi un censimento, dei nostri talenti». Vediamo allora cosa rappresentano i selfie.

Nel primo la Fondazione sottolinea come l’Italia sia seconda al mondo per la competitività dei settori produttivi dopo la Germania. Il nostro Paese è infatti primo, secondo o terzo per le esportazioni in otto macrosettori su un totale di 14. Risultiamo, per esempio, primi al mondo per l’abbigliamento e per i prodotti in pelle e cuoio e secondi per la meccanica, i mezzi di trasporto e per il settore tessile. Non a caso, con 99,1 miliardi di dollari, siamo al quinto posto della classifica globale della bilancia manifatturiera.

Il secondo selfie ci ritrae primi in Europa per uso efficiente di risorse nei processi produttivi. L’innovazione raggiunta in campo ambientale fa sì che a parità di prodotto le imprese italiane consumino meno energia rispetto alle principali concorrenti: «Con 13,7 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, tra i Big5 Ue solo le imprese della Gran Bretagna (cha ha però un’economia più legata alla finanza) fanno meglio (8,3 TEP)», mentre sono meno efficienti di noi la Francia (con 14,4 TEP), la Spagna (con 15 TEP), la Germania (17,1 TEP) e persino l’Unione europea in generale (in media 16,6 TEP). Anche per il rapporto tra l’utilizzo di materia prima e l’output il nostro Paese è tra i migliori al mondo: con 256,3 tonnellate di materia per milione prodotto siamo secondi solo al Regno Unito con 223,4 tonnellate.

Il terzo selfie è dedicato ai green jobs. In Italia sia contano tre milioni di occupati che si «applicano in competenze verdi». Stiamo parlando del 13,1% dell’occupazione totale nazionale.

Dal quarto selfie al decimo la Fondazione si concentra su alcuni dei principali settori del Made in Italy: il design, la cultura e il turismo, l’agroalimentare, la farmaceutica, il legno arredo, il machinery e la moda.

Partiamo dal design: il nostro Paese è secondo al mondo, dopo il Regno Unito, per incidenza del fatturato del design sul totale dell’economica. Lo 0,15%, quasi il doppio rispetto allo 0,9% della meda europea e oltre il doppio dell’incidenza in Germania, lo 0,6%. Senza contare che siamo la seconda economia in Europa per numero di progetti registrati. Per quanto riguarda invece la cultura, il quinto selfie, si evidenzia come, con 89,9 miliardi di euro, rappresenti il 6% della ricchezza prodotta nel Paese nel 2016. Indotto compreso si parla di 250 miliardi di euro prodotti, il 16,7% del Pil.

Il sesto selfie, come anticipato, è dedicato all’agroalimentare. Un comparto che ci vede primi tra i grandi paesi europei per il basso impatto ambientale: 678 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto, contro le 912 della Spagna, le 1.060 della Francia, le 1.355 della Germania, le 1.412 del Regno Unito e le 1.073 tonnellate medie dell’Unione europea. Inoltre, come emerso dall’ultima analisi dell’Istat, l’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea (291, 13 in più rispetto al 2015). La farmaceutica – a cui è dedicato il settimo selfie – ha registrato una crescita dell’export del 52% tra il 2010 ed il 2016: il tasso più elevato tra i big europei (Germania +40%, Spagna e Gran Bretagna +17%, Francia +8% e superiore al +32% della media Ue).

Altro settore in cui l’Italia primeggia è quello del legno arredo. Nell’ottavo selfie si legge che «con il 30% del totale esportato dall’Ue nel resto del mondo, l’Italia è la prima nazione esportatrice europea del settore legno arredo, seguita da Germania (20%), Polonia (8%), Svezia, Francia, Danimarca e Spagna (5%) e Regno Unito (4%)». E questo anche grazie alle scelte ambientali adottate dalle imprese italiane: siamo leader europei per l’utilizzo di legno riciclato.

Chiudono il quadro il machinery, settore che ci vede quarti al mondo per surplus commerciale, con 57,7 miliardi di euro, e la moda, dove risultiamo secondi al mondo per quota di mercato: il 6,6%.

 

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