Dall’ambiente all’economia, i vantaggi della e-mobility
Uno studio presentato dalla European Climate Foundation, a cui hanno preso parte numerose realtà legate alla mobilità europea (come case automobilistiche, associazioni industriali, ma anche sindacati e associazioni di consumatori), ha dimostrato come un passaggio netto da una mobilità legata essenzialmente al petrolio ad un modello incentrato sulle energie rinnovabili, abbia non solo vantaggi sul piano ambientale, ma anche su quello della salute e su quello economico.
I risultati, contenuti nel Rapporto Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy, parlano chiaro: attraverso la transizione da un sistema di mobilità alimentato con petrolio importato, ad uno guidato dalle energie rinnovabili, il Pil reale europeo potrebbe migliorare in maniera significativa, creando allo stesso tempo 206 mila nuovi posti di lavoro. In particolare gli autori del rapporto spiegano che una transizione massiccia verso l’e-mobility consentirebbe all’Unione europea di ridurre la spesa legata alle importazioni di petrolio di 49 miliardi di euro nel 2030. Ad oggi l’Ue importa da paesi al di fuori dell’area quasi la totalità (l’89%) del greggio circolante, la maggior parte del quale viene utilizzato per il carburante dei mezzi di trasporto. Entrando nel dettaglio, l’analisi spiega che il passaggio all’e-mobility comporterà un aumento del PIL europeo dello 0,1% solo grazie all’adeguamento della flotta di automobili alle normative previste dall’Europa 2020, mentre un altro +0,2% giungerà dal raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2030 e un altro +0,5% da quelli per il 2050. Il miglioramento delle tecnologie, ovviamente, avrà anche un notevole impatto ambientale, riducendo le emissioni di CO2 dell’88% entro il 2050, mentre le tonnellate di NOx emesse dalle automobili passeranno dagli attuali 1,3 milioni di tonnellate all’anno a 70 mila tonnellate l’anno.