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Presto diremo addio alle auto diesel?

Le strategie delle case automobilistiche e i piani ambientali dei governi sembrano andare in questa direzione, ma in Italia potrebbe essere un po’ più complicato
di Matteo Buttaroni

«A partire dal 2024, nel centro della città di Roma sarà vietato l’uso di automobili diesel». Una scelta di polso quella che il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha ribadito su Facebook a poche ore dall’annuncio fatto nel corso del convegno C40 #Women4Climate che si è tenuto a Città del Messico. Sicuramente una decisione di buon senso, visto l’impatto ambientale delle auto diesel (senza contare poi i casi gravi come lo scandalo emissioni Dieselgate che ha travolto molti costruttori: in primis Volkswagen, poi Renault e, con modalità differenti, FCA), ma che in un Paese come il nostro creerà sicuramente qualche malumore.

In Italia, stando alle rilevazioni dell’Unrae (l’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), nel 2017 sono state immatricolate 1.112.218 auto alimentate a diesel, un numero in crescita del 6,9% rispetto al 2016 (è dal 2014 che le vendite di vetture diesel aumentano, con un picco del +16,8% nel 2015). Il 2017, però, è stato anche un anno particolare in questo senso perché, nonostante l’aumento complessivo delle vendite di auto a gasolio, la quota sul totale delle alimentazioni si è ridotta di oltre mezzo punto, passando dal 57% del 2016 al 56,4% dello scorso anno. Va però sottolineato che queste rappresentano ancora oltre la metà delle auto vendute in Italia, una quota molto più alta rispetto alla media europea dove la percentuale di auto diesel sul totale dei veicoli venduti è di poco superiore al 45%. Senza contare che l’Italia ha un parco auto piuttosto “vecchio”: solo il 3% delle 35 milioni di auto circolanti rientra nella classe di emissione più recente (EURO6) e che, del totale delle auto che ogni mese vengono vendute sul territorio nazionale, in sette casi su dieci si tratta di veicoli usati. Eppure diversi studi hanno dimostrato che il passaggio dalle alimentazioni tradizionali (basate su prodotti petroliferi) a modelli incentrati sulle energie rinnovabili ha numerosi vantaggi, sia sul piano ambientale che su quello economico. Il più recente è quello redatto dalla European Climate Foundation, intitolato Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy secondo il quale il passaggio all’e-mobility consentirebbe all’Europa di risparmiare 49 miliardi di euro entro il 2030 grazie ad una riduzione delle importazioni di prodotti petroliferi dai Paesi extra-Ue, contribuendo positivamente al Pil e alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro (206mila secondo l’analisi).

CHI HA DETTO STOP ALLE AUTO DIESEL (O HA FATTO QUALCOSA IN MERITO)
Tra quelli che finora hanno deciso di limitare la produzione e la circolazione di auto alimentate a gasolio, ci sono numerose case automobilistiche ed istituzioni. Qualche giorno fa, per esempio, il Tribunale amministrativo federale di Lipsia ha stabilito che le singole città tedesche hanno il potere di vietare la circolazione di motori diesel fino ad Euro 5. Paesi come la Francia, la Gran Bretagna, la Norvegia e l’India hanno già presentato piani per avvicinarsi poco a poco al divieto di circolazione di vetture alimentate a gasolio. Il piano di Parigi sul clima (per citarne uno), annunciato dal sindaco Anne Hidalgo, prevede l’addio ai motori diesel nel 2024 e a quelli a benzina nel 2030. Anche diverse case automobilistiche hanno fatto annunci in merito. Tra i primi quello di Toyota che qualche mese fa ha annunciato al Financial Times l’intenzione di non produrre più modelli alimentati a gasolio, seguito poi – con strategie più graduali – da Porsche e Mercedes. Ultimamente anche FCA, secondo un’indiscrezione sempre del Financial Times, potrebbe aver deciso di dire “stop” al Diesel. Una voce però non ancora confermata dal gruppo italoamericano. Il passaggio ad alimentazioni meno inquinanti sembra, quindi, sempre più concreto.

 

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