Tasse (alte) e abitudini quotidiane, la vita degli studenti universitari
Una recente ricerca dell’Unione degli Universitari denuncia che 33 atenei su 59, il totale degli statali e pubblici, richiede ai propri studenti una retta annuale più alta di quella che consente la legge. Infatti secondo la norma, il rapporto tra le tasse contributive e il fondo di finanziamento ordinario erogato dallo Stato non può superare il 20%. Nel periodo analizzato che va dal 2008 al 2016, gli universitari avrebbero pagato 327 milioni di euro in più del consentito, spesa in eccesso che, secondo l’indagine, sarebbe correlata al progressivo calo degli iscritti nelle Università italiane, che negli otto anni ammonta a 296 mila matricole.
L’aumento dei costi, che interessa il calo delle nuove iscrizioni, ha conseguenze soprattutto per gli universitari iscritti che devono fare i conti con le tasse da pagare. In caso di aggiustamenti però, gli studenti italiani sono sicuri: piuttosto che risparmiare saltando un pasto, il 43% di essi preferirebbe non uscire con gli amici, abbandonare un hobby nel 33% dei casi, o addirittura il 13% non accenderebbe i riscaldamenti. I dati che provengono da una ricerca di Sodexo, condotta al fine di indagare le abitudini alimentari degli studenti universitari di Italia, Spagna, Cina, India, Stati Uniti e Regno Unito, mettono in luce che meno della metà degli universitari intervistati mangia in bar o ristoranti del campus. Ad abbassare la media sono soprattutto studenti italiani, il 57% dei quali consuma un pasto preparato a casa, il 6% dei cinesi, indice delle strutture a disposizione dei ragazzi. In particolar modo gli studenti cinesi sono quelli che meno di tutti sono propensi a prepararsi personalmente il pasto, ed infatti l’82% di essi mangia in strutture interne all’università, gli studenti americani prediligono ristoranti esterni ai campus, mentre con una percentuale del 59%, gli spagnoli sono quelli che tendono maggiormente a mangiare a casa dei genitori.
Il sondaggio, oltre a fornire una panoramica da cui si ricava l’accesso e la disponibilità di strutture interne ai campus universitari, indaga ed evidenzia che il comportamento alimentare degli studenti è orientato alla consapevolezza del “mangiar sano”, che si esplica in ricerca di qualità, attenzione alla provenienza e all’etica di produzione dei cibi, non solo in quei paesi, quali l’Italia, in cui è già radicata la cultura della dieta mediterranea.